Dopo il no del Senato alla richiesta di arresto per il senatore Azzollini della Procura di Trani si infiamma il dibattito nel Pd. Quel Pd che in prima battuta sembra convinto di votare si ma a poche ore dal voto ha optato per la libertà di coscienza da lasciare ai senatori iscritti al gruppo parlamentare di Palazzo Madama. Il voto segreto e la libertà di coscienza hanno prodotto un voto secondo il senatore Manconi ampiamente spostato sull’asse più ‘garantista’ ma che sembra dividere molti gli esponenti democratici.
Azzollini e la libertà di coscienza del Pd, Zanda: “Riscriverei quella mail”
“Riscriverei la mail sulla libertà di coscienza tale e quale. Avevo molto riflettuto e ieri c’è stata una riunione dell’ufficio di presidenza del gruppo in cui è stata concordata la linea, sia pure con molte preoccupazioni non sul merito della decisione, quanto sugli effetti mediatici”. A dirlo il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda che, in un’intervista a Repubblica, nega di aver mai parlato di Azzollini con Renzi e Lotti: “Era una decisione parlamentare, di cui io e il gruppo abbiamo la responsabilità”.
Sulla Posizione di Debora Serracchiani, secondo cui occorre chiedere scusa, “invidio molto chi riesce a esprimersi sulla libertà o l’arresto di un parlamentare senza aver letto gli atti, senza aver partecipato a un lungo dibattito e aver ascoltato la sofferenza con cui molti senatori del Pd hanno raggiunto il proprio convincimento”, commenta Zanda, negando che il Pd stia cedendo all’Ncd. “Il Pd ha sempre avuto uno straordinario rispetto per le toghe, ne ha tutelato l’autonomia, e non cambierà linea”. Nulla contro i giudici secondo la versione del capogruppo Zanda: “il voto riguardava l’arresto preventivo di Azzollini e non il suo processo che farà la sua strada ed è lì che dovrà dimostrare se è innocente o colpevole”.
Gotor: “Ecco l’edificando Partito della Nazione
“Sono colpito dalla contemporaneità casuale tra la formazione del gruppo di Denis Verdini e l’esito di questo voto. Mi sembrano due tasselli dell’edificando partito della nazione: che sarà inevitabilmente trasformistico e consociativo, un paludoso pigliatutto”. Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, Miguel Gotor, senatore della minoranza Pd che, a suo avviso, deve “contrastare dall’interno la trasformazione del Pd, che ha identità di centrosinistra e radici uliviste. Se si sega l’albero sul quale si è seduti – avverte – si rischia di cadere perchè nel frattempo la destra si riorganizza”.