Dopo l’Ici sulle scuole paritarie, così come imposto da una recente sentenza della Cassazione, per rimpinguare le dissanguate casse dello Stato italiano, le mire del presidente del Consiglio Matteo Renzi si dirigono verso l’Otto per Mille. A dirlo è Dagospia, che nel Dagoreport odierno paventa un possibile scenario in merito.
Dagospia: “Le Unioni civili sono un’ammuina per distrarre la Chiesa”
Secondo il sito di Roberto D’Agostino, infatti, in vista del varo della legge di Stabilità “i ragiunàtt del Mef e di Palazzo Chigi pare stiano provando a infilare una micidiale supposta: la riforma – tenetevi forte ! – dell’8×1000, grazie a cui Santa Romana Chiesa ha portato a casa, negli ultimi 30 anni, oltre un miliardo di euro”.
In questo senso, per Dagospia, il “tanto agitarsi sulle unioni civili” non sarebbe altro che “una specie di grande ammuina per distrarre l’attenzione della Chiesa da quello che sarebbe il vero obiettivo del presidente del Consiglio: i soldi del Vaticano”. Dunque, alcuna proposta sulle unioni civili, per il sito di D’Agostino, non giungerebbe al Senato prima dell’autunno.
Zanda e l’imbarazzo se passasse la riforma
Proprio a Palazzo Madama, “chi rischia di non vedersela bene, se la supposta andrà in porto”, continua Dagospia, sarà il capogruppo dei senatori democratici Luigi Zanda che, “nell’attuale vuoto spinto dei rapporti tra il governo e il Vaticano”, “ha avuto la sciagurata idea di raccontare in giro che i rapporti con Oltretevere, tranquilli tutti per conto di Renzi li tiene lui”.
Secondo Dagospia, però, le cose non stanno propriamente così: “a questa scemenza dei rapporti privilegiati di Zanda crede soltanto chi ha meno rapporti di lui col Vaticano” si legge nel Dagoreport, in cui si aggiunge che “forse, tanto vantarsi è solo un modo bellino per far sapere a tutti che il capogruppo Pd punta – eccome se punta! – a fare il commissario straordinario per il nuovo giubileo di Bergoglio”. Comunque sia, secondo Dagospia, qualora passasse una riforma simile, Zanda, già manager del Giubileo del 2000 e membro fino all’anno scorso del Cda della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII, si troverebbe in una situazione d’imbarazzo con i cardinali.