Ucraina: il prigioniero più controverso della guerra
Ucraina: Nadia Savchenko è il prigioniero più illustre della guerra tra Kiev e filorussi. Al momento è in carcere in Russia; oggi a Rostov, città al confine con l’Ucraina, è cominciato il processo a suo carico: è accusata di aver ucciso due giornalisti russi durante la crisi del Donbass.
Ucraina: Chi è Nadia Savchenko?
Nadia Savchenko è un ex tenente elicotterista dell’esercito ucraino (prima donna a laurearsi all’accademia dell’aviazione di Kharkiv), veterana della guerra in Iraq (unica donna presente nel contingente di peace keeping di Kiev), che allo scoppiare della crisi nelle regioni orientali, successiva ai fatti di Maidan Nazalezhnosti, si è unita alle forze anti-separatiste. Particolarmente controversa la sua adesione al Battaglione “Aidar”, una forza banderista (declinazione ucraina del nazismo), accusata di aver compiuto dei crimini di guerra.
Stava combattendo proprio come fante del battaglione “Aidar” lo scorso 17 giugno quando venne catturata dai combattenti filorussi del Donbass. Tre settimane più tardi è riapparsa nel carcere di Mosca. La Savchenko dice di essere stata consegnata ad agenti segreti russi poco dopo la cattura, dalla Russia sostengono di averla arrestata all’interno dei propri confini (da qui l’accusa di “ingresso illegale” nel paese).
Ucraina: eroe e criminale di guerra
Quella di “ingresso illegale” in Russia, però, non è l’accusa più grave che pesa sulle sue spalle: Nadia Savchenko, infatti, è accusata di aver causato la morte di due giornalisti russi dell’emittente statale VGTRK, Anton Voloshin e Igor Kornellyuk. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, la Savchenko avrebbe ordinato di sparare dei colpi di mortaio con l’obiettivo specifico di uccidere entrambi i reporter. L’imputata ha respinto tutte le accuse e ha fornito un alibi: i tabulati telefonici dimostrerebbero non solo che al momento dell’attacco non era neanche vicino a dove si trovavano i due giornalisti ma anche che è stata catturata un’ora prima della loro morte. Attualmente rischia 25 anni di carcere.
Il suo caso fa integralmente parte della battaglia a colpi di propaganda tuttora in corso tra Mosca e Kiev. Per i russi e i loro sostenitori è sostanzialmente una “criminale di guerra“, una “figlia di Satana“, una “macchina per uccidere in gonnella“, invece, dagli ucraini, almeno da quelli che pensano di essere stati aggrediti dalla Russia (che l’hanno anche eletta deputata nelle fila del partito Patria di Julia Tymoschenko, nonostante fosse stata incarcerata), viene definita “un’eroina“.