Sette verdiniani su dieci hanno disertato il voto in Senato, la maggioranza è andata sotto. Stesso fatto è accaduto per 19 senatori della minoranza del Partito democratico. Il governo ha vacillato sulla riforma Rai, è stato battuto sugli emendamenti all’articolo 4: il testo è stato approvato con 121 sì e 118 no. Sono state decisive le assenze e i voti contrari.
Governo battuto su delega canone
L’emendamento in questione è stato presentato da Forza Italia, MoVimento 5 Stelle e parte della minoranza Pd. Questo nuovo fronte unito di opposizione chiedeva di sopprimere la delega all’esecutivo sulla disciplina del finanziamento pubblico alla Rai. Quindi il governo è stato battuto proprio il giorno dopo la decisione di andare al rinnovo del Cda con la legge Gasparri. Risuonano ancora forte le dichiarazioni delle opposizioni, come il presidente della Vigilanza Roberto Fico: “La riforma Rai di Renzi è carta straccia come lo è lo stesso presidente del Consiglio”.
Brunetta: “Verdiniani o non verdiniani la maggioranza non c’è più”
Ad esultare per la sconfitta del governo sull’articolo 4 sono in primis i falchi di Forza Italia. Il capogruppo Brunetta ha twittato in serata: “Governo battuto a Palazzo Madama su riforma Rai. Verdiniani o non verdiniani maggioranza non c’è più. Good morning Vietnam-Senato.Ciao Renzi”. Ma degli onorevoli che fanno riferimento a Denis Verdini, chi non ha votato per il governo?
Sette verdiniani assenti, due con l’opposizione
Eva Longo e Antonio Scavone hanno votato contro il governo. Il soccorso azzurro di Ala, il nuovo gruppo dei fuoriusciti di Fi non ha portato soccorso a Renzi. E’ un segnale forte: potrebbe voler dire “senza di noi le riforme non si fanno”. Altri sette invece non hanno partecipato alla votazione.
Chi sono i 19 della minoranza Pd?
Ben 19 senatori Dem hanno sostenuto l’emendamento delle opposizioni: Vannino Chiti, Paolo Corsini, Erica D’Adda, Nerina Dirindin, Federico Fornaro, Maria Grazia Gatti, Miguel Gotor, Maria Cecilia Guerra, Paolo Guerrieri Paleotti, Silvio Lai, Sergio Lo Giudice, Doris Lo Moro, Maurizio Migliavacca, Corradino Mineo, Massimo Mucchetti, Carlo Pegorer, Lucrezia Ricchiuti, Roberto Ruta e Walter Tocci. Da aggiungere ci sono anche 11 parlamentari che non hanno partecipato alla votazione.
Deluso dell’accaduto è anche Matteo Orfini, presidente del Pd: “Se il voto in dissenso dal gruppo diventa non un’eccezione limitata a casi straordinari ma una consuetudine, significa che si è scelto un terreno improprio per una battaglia politica. Così non si lavora per rafforzare un partito ma per smontarlo”
Ora il premier Renzi ha dinanzi a sé una sfida ancora più difficile. Se a sfilarsi dalla maggioranza sono sempre più democratici, avrà necessariamente bisogno del voto dei verdiniani, il cosiddetto soccorso azzurro. Ma quest’ultimo non è gratis. Cosa chiederà Verdini per il sostegno alle riforme? Prima fra tutte quella della Rai, sulla quale il governo rischia grosso.