Lo sgambetto della sinistra Pd al Senato sul canone Rai, nonostante l’aiuto dei verdiniani (anche se ieri 7 di loro erano assenti, mentre 2 non hanno partecipato al voto e uno ha votato con l’opposizione), non preoccupa il premier Matteo Renzi. “La legge di riforma della Rai è stata approvata in prima lettura, con qualche incidente ieri e il voto negativo su un emendamento che però non ha pregiudicato la conclusione del Senato” spiega Renzi in conferenza stampa.
Secondo il capo del governo: “una parte del Pd ha voluto dare un messaggio politico approfittando delle assenze sulla riforma della Rai ma nostro obiettivo non è dare messaggi ma cambiare il Paese. Quel messaggio non ci preoccupa“.
E non preoccupano nemmeno i malumori della sinistra Pd per il salvataggio del senatore Ncd Azzollini. “Non siamo i passacarte della Procura. Il capogruppo Pd ha visto le carte su Azzollini si è convinto che sia una vicenda molto complicata su cui il fumus persecutionis potrebbe esserci e ha lasciato libertà di coscienza. Io non so dire come avrei votato perchè non ho letto le carte – argomenta il premier – Ma considero il voto un segno di maturità, credo alla buona fede e all’intelligenza dei senatori Pd”.
Nessuna preoccupazione dunque, le riforme vanno avanti. L’ostruzionismo della sinistra Pd, non fa paura, perché si dovesse andare alle urne, dice convito Renzi, “vincerei tranquillamente”. Ma che fare con i ribelli democrat che ormai Renzi considera “un partito nel partito“? Il premier non vuole cacciare nessuno sia chiaro, ma la fedeltà alla linea di partito (pena l’espulsione da esso) sarà uno dei capisaldi del nuovo statuto Pd.
I recenti episodi hanno inoltre confermato come il vero alleato del governo in questa tormentata legislatura, più che i verdiniani di Ala, sia il Nuovo Centrodestra. Gli alleati alfaniani insieme a quelli di Scelta Civica sono rimasti fedeli alle direttive del governo anche sul canone Rai, complice l’intesa raggiunta sul salvataggio del senatore Azzollini. Per La Stampa, non sarebbe inverosimile uno spostamento al centro del Pd, inglobando di fatto Ncd. Alfano e i suoi stanno riscontrando crescenti difficoltà nel rifondare il polo di centrodestra. Troppo debole l’asse con la sola Forza Italia. Impossibile dialogare con la Lega lepenista di Salvini. Perché allora non guardare al partito della Nazione pensato da Renzi e per ora messo da parte in un cassetto? Renzi dal canto suo non abbandona l’idea, pronto a ripartire con più forza e vigore anche per far tacere le malelingue che lo ritraggono “logorato” dal potere. All’estero, infatti, hanno notato un infiacchimento generale, dopo una partenza sprint. Non è un caso quindi se il Financial Times, oggi, sproni il premier “ad affondare la sua stoccata per mostrare che fa sul serio”. E’ probabile che Renzi faccia tesoro del consiglio.