Sotto il profilo strettamente finanziario, la legge Delrio sulla riforma delle province è stata bocciata dalla Corte dei Conti. Nella relazione trasmessa al Parlamento sullo stato della finanza locale per il 2015, i giudici contabili non risparmiano alcune bordate nei confronti di quel provvedimento che appena un anno fa aveva provveduto a riordinare le aree vaste, trasformandole in enti di secondo livello.
Corte dei Conti: “Situazione critica”
Pur escludendo, nei fatti, le province dall’indagine, la Corte dei Conti ha trattato, nelle premesse generali, anche il caso di questi enti riformati:”l’anticipata trattazione delle amministrazioni provinciali, escluse dalla presente indagine, è stata dettata da ragioni connesse alla situazione di criticità (per certi versi emergenziale) determinatasi nell’attuazione della disciplina di riordino funzionale ed istituzionale definita dalla legge 7 aprile 2014 n. 56 (n.d.r. ossia la legge Delrio)”.
In sostanza per la giustizia contabile, le province sarebbero in una situazione di “precarietà finanziaria“, in cui “la forbice tra risorse correnti e fabbisogno per l’esercizio nelle funzioni fondamentali, allo stato delle cose, tende ad una profonda divaricazione, difficilmente sostenibile per l’intero comparto, e postula l’adozione di interventi necessari a garantire servizi di primaria importanza”.
Corte dei Conti: “Nel riordino mancano novità”
La Corte dei Conti ha, poi, parlato di “aggravamento ipotizzato, soprattutto nella prospettiva dell’esercizio in corso, stanno avendo progressiva conferma, considerata la fase avanzata della gestione 2015″.
Il tutto, secondo i giudici contabili, ha diverse cause: da un lato, infatti, nel riordino stesso mancano delle novità negli ultimi tempi, dall’altro ci sono “ricadute sulle gestioni finanziarie interessate, generate dall’anticipazione degli effetti finanziari relativi ai tagli di spesa disposti dalla legge di stabilità 2015, rispetto all’alleggerimento della spesa corrente che sarebbe dovuto conseguire al trasferimento degli oneri del personale a seguito della riallocazione delle funzioni non fondamentali”.
Inoltre, da viale Mazzini sottolineano come siano “di relativa efficacia” sia le norme sul trasferimento del personale di polizia provinciale sia “la modulazione delle sanzioni per il mancato rispetto dei vincoli del patto di stabilità per il 2014”.
Intanto in Sicilia approvata la riforma delle province
Se la riforma delle province del governo Renzi, dunque, non passa l’esame della Corte dei Conti, c’è grande attesa per quella che riguarda le aree vaste siciliane, attualmente rette tutte da commissari prefettizi.
L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato, oggi, con 36 sì, 11 no e 6 astenuti la legge che sostituisce le nove province sicule con sei Consorzi liberi (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani) e tre nuove Città metropolitane (Catania, Messina e Palermo). “Un fatto storico” ha commentato il governatore isolano Rosario Crocetta.