“Smettere di tassare la prima casa è giusto e anche equo in un Paese dove l’81% degli italiani ha sudato per acquistarsi un’abitazione”, questa la provocazione di un lettore trentino de L’Unità rivolta a Matteo Renzi. La risposta del premier è ben presto arrivata, pronta ad offrire rassicurazioni: “I soldi in meno della Tasi/Imu saranno restituiti integralmente ai Comuni. E il tuo bravo sindaco saprà farne prezioso uso”.
E rimanendo sull’Unità e sulle questioni territoriali, c’è anche un’altra importante questione alla quale Renzi ha voluto rispondere, ugualmente sollecitato dalla lamentela questa volta di un iscritto del Pd romano riguardo la “palude locale”: “Sui territori hai ragione: possiamo e dobbiamo fare di più“, è l’ammissione del premier. Ma poi precisa: “Non generalizzerei bersaniani, renziani o altri. Il Pd si divide in persone che vogliono fare e che ci credono e persone che si occupano solo di cordate. Ce ne sono in tutte le aree, in tutte le componenti: tanti anche tra chi ha votato per me. L’importante è che chi ha voglia di fare sia in maggioranza. E possa aiutare il Pd ad aiutare il Paese”.
Riforma Rai: “Solo un incidente. I numeri ci sono”
Il premier è amareggiato, ma non sconfitto. Le sue parole – sempre su L’Unità – dopo l’ “incidente” sul voto Rai sono di delusione, ma rimane convinto di poter andare dritto per la sua strada: “Sai qual è l’unica cosa che mi fa male, compagno? Che questi atteggiamenti di pochi parlamentari feriscono l’intera comunità del Pd, i militanti o i volontari della Festa dell’Unità. Non è giusto violare le normali regole democratiche di un partito. Ma nessuna espulsione, per carità. Andiamo avanti“.
Quello relativo alla riforma Rai è stato definito da Matteo Renzi come un “messaggio politico” da parte della minoranza dem. “Mi pare che sia stato un segnale di natura politica, anche perché sembrerebbe abbastanza strano che il voto di coscienza sulle riforme casualmente fosse lo stesso anche sulla Rai – ha ammesso. Una parte del Pd ha voluto approfittare di molte assenze per mandare un messaggio. Il nostro obiettivo non è quello di dare messaggi, ma di cambiare il paese. Ognuno si assume le proprie responsabilità. Credo che le polemiche del Pd andrebbero gestite all’interno del Pd. In ogni caso però i numeri ci sono lo stesso, sia alla Camera che al Senato, e noi non siamo preoccupati”.
La proposta che premier ha in mente per la Rai si basa sul modello Bbc. E’ Renzi stesso a spiegarlo: “Il 5 agosto il governo presenterà la sua proposta per presidente e direttore generale della Rai, con i criteri dell’autorevolezza e della competenza, perché il rapporto tra politica e Rai deve essere ‘alla Bbc’, di assoluta indipendenza”.
E a chi pensa il governo come direttore generale? Qualche nome circola già sui quotidiani, come quello del presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta; quello del sovrintendente del teatro dell’Opera Carlo Fuortes, o di Enrico Mentana, Marinella Soldi di Discovery Channel e Andrea Scrosati di Sky.
Inoltre, alla proposta della sinistra di Giuseppe Giulietti – presidente dell’Associazione Articolo 21 – si contrappone quella della destra dell’ex commissario Agcom Antonio Pilati o del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino.
La critica ai sindacati
Sempre tra le pagine del rinato L’Unità il presidente del Consiglio non ha usato mezzi termini nel rivolgere una nuova critica ai sindacati: “Noi ci siamo. E spero che stavolta i sindacati accettino la sfida: una buona legge sulla rappresentanza potrebbe aiutarli a vincere la crisi che sta fortemente minando la rappresentatività delle organizzazioni. Oggi anche nel sindacato c’è troppa burocrazia. E girano più tessere che idee”.