Sono entrate in una fase decisiva le trattative per la nascita di un governo di unità nazionale in Libia, a seguito dell’accordo firmato a Skirat 2 settimane fa, da cui sino a ieri le fazioni di Tripoli si erano auto-escluse. Ora tocca alla composizione dell’esecutivo, con il lavoro da parte del mediatore ONU Bernardino Leon, volto a far stilare una lista comprendente primo ministro, due vice premier ed il consiglio di presidenza che avrà il compito di guidare l’esecutivo.
Libia, l’azione di Gentiloni
Sul tema dell’accordo è intervenuto anche il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni, volato ieri ad Algeri per incontrare il capo del governo di Tripoli, quello non riconosciuto a livello internazionale, a differenza di quello di Tobruk. Insieme a Leon, Gentiloni ha provato a convincere Tripoli ad aggiungere la propria firma al negoziato.
Nel frattempo resta allo studio una missione militare, anche se non è ancora chiaro quale possa essere il suo carattere, se cioè di peace-enforcing o un intervento di altro tipo. Nel frattempo la Farnesina resta in consultazione continua con i Paesi arabi della zona ed i partner europei che potrebbero partecipare ad un’eventuale missione, ovvero in primi Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna. A cui aggiungere, nell’ipotesi di intervento contro lo Stato Islamico, anche la presenza degli Stati Uniti.