Mafia Capitale, è bufera su rivelazioni Buzzi: “Tutti corrotti”
Cinque verbali per quaranta ore di interrogatorio. Tanto è servito a Salvatore Buzzi, protagonista di Mafia Capitale, per spiegare il sistema del malaffare, delle corruzioni e delle tangenti nel Lazio a tutti i livelli di governo: regione, provincia e comune di Roma. Spiegazioni che gli servono per dipingere un sistema in cui Buzzi si autocolloca come una “vittima” di politici e amministratori, e la corruzione uno strumento necessario per poter lavorare.
Il legale: “Buzzi è stato vessato dalla politica”
Si tratta, per ora, del suo punto di vista, fatto di racconti ed affermazioni ancora tutte da dimostrare e da valutare da parte della procura per vagliarne la fondatezza. Tuttavia, per l’avvocato di Buzzi, Alessandro Diddi, la cosa fondamentale ora è smontare l’accusa gravissima di associazione mafiosa, sostenendo appunto la tesi per cui “Buzzi è stato vessato dalla politica per riuscire a lavorare”.
Nel frattempo, il racconto di Buzzi è stato respinto a pieno e con forza da tutti i soggetti tirati in ballo, in primis l’attuale governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, già presidente della provincia di Roma, oltre a Luca Odevaine, in carcere sin dall’inizio dell’inchiesta, e a Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del presidente del Lazio.
Finanziata anche campagna elettorale Marino
Buzzi racconta al pm Paolo Ielo di aver sempre finanziato tutti in campagna elettorale “per non sbagliare” ed assicurarsi lavoro al di là degli esiti delle urne. Pagamenti che, ad avviso di Buzzi, però, non avevano mai raggiunto i livelli degli ultimi anni. Buzzi afferma di aver “contribuito alle campagne elettorali con piacere, alle europee, con Bettini e Gasbarra in lotta”, ma di aver fatto altrettanto anche in occasione della candidatura dell’attuale sindaco di Roma, Ignazio Marino: “Facemmo un bonifico – ha proseguito Buzzi – anche se il futuro sindaco nemmeno lo conoscevamo».
I nuovi verbali
I cinque verbali sono stati anticipati dal Tg de La7 e hanno ad oggetto gli interrogatori che si sono svolti all’interno del carcere di Badu ‘e Carros, in cui Buzzi ha parlato anche della vicenda del Palazzo della provincia, all’Eur, «comprato da Zingaretti, prima che venisse edificato, dal costruttore Parnasi per 263 milioni di euro». Buzzi racconta che fu Luca Odevaine a riferirgli che in quella vicenda avrebbero preso soldi Maurizio Venafro, Antonio Calicchia e l’imprenditore Peppe Cionci. Per Buzzi i soldi sarebbero stati destinati in realtà a Zingaretti.
Zingaretti: “Nessuno chiese soldi per me”
Quest’ultimo, di fronte a queste affermazioni, ha reagito in maniera netta e decisa, chiarendo che “nessuno chiese soldi per me”, e paventando “con amarezza l’affacciarsi concreto del rischio di impraticabilità di campo per chi sta provando con onestà a cambiare le cose in questa Regione”. Riguardo, poi, la specifica vicenda del palazzo della Provincia Zingaretti sottolinea come quella sia stata “una scelta di risparmio per molti milioni di euro, sulla quale nel dicembre 2013 anche la Corte dei Conti ha deciso di archiviare un’indagine sul tema difendendo la scelta”.
Anche i legali di Odevaine prendono le distanze
Ad intervenire in replica alle affermazioni di Buzzi ci sono anche gli avvocati di Odevaine, che hanno tenuto a precisare come nel corso degli interrogatori il loro assistito non abbia mai reso dichiarazioni in linea con quanto detto da Buzzi. Anche Venafro e Cionci hanno preso le distanze dall’ex ras delle cooperative, definendo come calunniose le sue dichiarazioni.
I dettagli svelati da Buzzi
Buzzi, dal canto suo, ha comunque fornito particolari di dettaglio riguardo il sistema corruttivo legato agli appalti, tra cui gli 1,2 miliardi per la fornitura dell’energia degli ospedali del Lazio, “oggetto di una precisa e concordata spartizione politica”, nonché la gara per la gestione del Centro unico di prenotazioni sanitarie, del valore di 100 milioni di euro.
Rispetto a quest’ultimo appalto, Buzzi ha raccontato di essersi trovato in difficoltà per entrare a far parte della partita “Recup” e ha quindi chiesto aiuto a Fabrizio Testa, ex cda Enav ed ex referente di Gianni Alemanno a Ostia, per intercedere per suo conto con l’allora capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Luca Gramazio.
Gramazio avrebbe riferito a Buzzi che per quella gara l’accordo era già fatto: tre lotti sarebbero stati assegnati alla maggioranza e uno all’opposizione, quindi a Storace. Secondo Buzzi, Gramazio avrebbe protestato direttamente con Zingaretti per questo tipo di spartizione: “L’opposizione sono io mica Storace che è un solo consigliere”, avrebbe detto Gramazio al governatore. A quel punto, sempre secondo quanto detto da Buzzi, Zingaretti lo avrebbe accontentato, suggerendogli di non preoccuparsi: “fai questa cosa con Venafro, con lui ci penso io”.