La questione Sud Italia è tornata sotto la luce dei riflettori dopo gli ultimi dati Istat e Svimez. Il dibattito è tornato ad accendersi. Renzi dal Giappone ha invitato a porre fine ad inutili piagnistei. In Italia, tra le voci che si sono levate sul tema Mezzogiorno, spicca quella dello scrittore-giornalista Roberto Saviano che tramite Repubblica ha pubblicamente scritto al presidente del Consiglio.
La lettera di Saviano a Renzi
“Caro Presidente del Consiglio Matteo Renzi, torno a scriverLe dopo quasi due anni e lo faccio nella speranza di poter ottenere una risposta anche questa volta”. Infatti Saviano aveva già scritto a Renzi tempo fa, quando l’ex sindaco di Firenze era stato appena eletto premier.
Proprio dai dati pubblicati dallo Svimez, parte l’appello dello scrittore-giornalista: “Oggi apprendiamo che il Sud Italia negli ultimi quindici anni ha avuto un tasso di crescita dimezzato rispetto a quello greco. La crisi è ben peggiore: ed è nel cuore dell’Italia. Il lavoro come nel 1977, nascite come nel 1860”.
“Chi nasce cresce con idea di scappare”
Il focus di Saviano è sul basso tasso di nascite e sull’aumento dell’emigrazione: “Ci sono meno nascite perché un figlio è diventato un lusso e averne due, di figli, è ormai una follia. Chi nasce, poi, cresce con l’idea di scappare: via dall’umiliazione di non vedere riconosciute le proprie capacità”.
Il “Fate presto” all’indomani del terremoto del 1980
L’autore di Gomorra cita il “Fate presto” de Il mattino del 1980, all’indomani del terremoto, e rivolge il suo invito al premier: “Le farebbe bene camminare per le strade del paese, Le farebbe bene vedere con i suoi occhi quanto c’è ancora da fare e come il tempo, qui, sia oramai scaduto. Per com’è messo oggi il Sud Italia, anche quel ‘Fate Presto’ è ormai sintesi del ritardo”.
Ma tardi è sempre meglio che mai. Lo scrittore prosegue: “Lei ha il dovere di agire. E ancora prima di ammettere che ad oggi nulla è stato fatto. Solo così potremo ritrovare la speranza che qualcosa possa essere davvero fatto”.
“Il paziente è ancora vivo” avverte Saviano
“Il paziente è ancora vivo. Ci sono tantissime persone che resistono attivamente a questo stato di cose e Lei ha il dovere di ringraziarle una ad una. Sono tante davvero. E tutte assieme costituiscono una speranza per l’economia meridionale” fa notare.
Poi Saviano passa all’attacco del più comune stereotipo sul Sud Italia: “Le istituzioni italiane devono infatti chiedere scusa a quei milioni di persone che sono state considerate una palla al piede e, allo stesso tempo, sfruttati come un serbatoio di energie da svuotare”.
“Nel frattempo, la retorica del Paese più bello del mondo ha ridotto il Mezzogiorno a una spiaggia sulla quale cuocere al sole di agosto: per poi scappar via. Ammesso che ci si riesca ad arrivare, su quella spiaggia, dato che – come è accaduto alla Salerno-Reggio Calabria – si può incappare in interruzioni sine die (secondo le indagini, tra l’altro, frutto ancora una volta della brama di denaro da parte di funzionari infedeli)” continua lo scrittore.
“A Sud i diritti si comprano da sempre”
Saviano suggerisce: “Aiutare il Sud non vuol dire continuare ad ‘assisterlo’ ma lasciarlo libero di diventare laboratorio, permettergli di crescere diversamente: con i suoi ritmi, le sue possibilità, le sue particolarità. Non dare al Sud prebende, non riaprire Casse del Mezzogiorno, ma permettere agli imprenditori con capacità e talenti di assumere, di non essere mangiati dalla burocrazia, dalle tasse, dalla corruzione”. E ammonisce: “A sud i diritti si comprano da sempre: e Lei non può non ricordarlo”.
“Dal Sud scappano anche le Mafie”
Lo scrittore, per mezzo di un paradosso, avvisa: “Dal Sud, caro primo ministro, ormai non scappa più soltanto chi cerca una speranza nell’emigrazione. Dal Sud stanno scappando perfino le mafie: che qui non “investono” ma depredano solo. Portando al Nord e soprattutto all’estero il loro sporco giro d’affari. Sì, al Sud non scorre più nemmeno il denaro insaguinato che fino agli anni ’90 le mafie facevano circolare”.
“Faccia presto, caro Presidente”
Saviano conclude così la sua lettera al premier: “Faccia presto, caro Presidente del Consiglio, ci faccia capire che intenzioni ha: qui ormai s’è rotto anche il filo della speranza”.