Le dichiarazioni di Vannino Chiti non sono recentissime, sono di qualche settimana fa. Parlava di un ‘Vietnam parlamentare’, se all’interno del Pd non si fosse discusso ampiamente della riforma della Costituzione. Proprio ieri ha ripreso quelle stesse dichiarazioni il Presidente del Pd, Matteo Orfini. Se Chiti diceva “l’elettività del Senato va scritta nella Carta, una leggina non basta, evitiamo di fare pateracchi”, caricando con “si ricerchi l’unità nel Pd e nella maggioranza, puntando anche a una convergenza con le altre forze di opposizione, in modo che il testo approvato dal Senato diventi poi quello definitivo. Solo così faremo bene e faremo prima. Altrimenti il percorso diventa un Vietnam”, domenica Matteo Orfini ha risposto attraverso un tweet: “che alcuni senatori del mio partito minaccino il ‘vietnam parlamentare’ contro il nostro governo a me pare incredibile. Ma forse sono strano io”.
Che alcuni senatori del mio partito minaccino il”vietnam parlamentare”contro il nostro governo a me pare incredibile.Ma forse sono strano io
— orfini (@orfini) 2 Agosto 2015
Tensioni continue nel Pd
Torna alta la tensione in casa Nazareno, quindi. Non è cosa nuova, tuttavia è un momento delicatissimo per il Governo, in difficoltà rispetto ad un anno fa (almeno per quel che riguarda il consenso elettorale). La nascita di Ala (gruppo politico guidato da Denis Verdini) sembra poter, invece, agevolare alcuni iter parlamentari, ma è nel Pd stesso che si gioca una vera e propria partita a scacchi. A supportare Orfini in casa Pd, in funzione anti-Chiti, è il Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, quando afferma dalla Festa de L’Unità di Casalgrande: “il presidente Orfini ha usato la parola Vietnam perché altri l’avevano minacciata, da Chiti a altri. Toccherà a noi giovani esser più saggi di senatori che hanno più esperienza parlamentare ma minacciano la guerriglia parlamentare contro il proprio partito”.
Boschi rilancia, comunque, le scelte della maggioranza dem. Serve una sintesi finale: “nel Pd dopo aver discusso dobbiamo andare avanti e se non siamo tutti d’accordo come in tutte le migliori famiglie si decide a maggioranza, tanto più se, come finora, è una maggioranza molto ampia del 90% del gruppo”. Chiude con uno scenario post Renzi: “mi lascia stupita sentire parlare di Vietnam. Chi non vuole le riforme si assume la responsabilità di consegnare il nostro Paese ai vari Grillo e Salvini”. Un rischio per il paese, secondo Boschi.
Minoranza Pd: “Lealtà non è fedeltà acritica”
Arriva immediatamente la replica dalla sinistra del partito, dalla minoranza: “lealtà non è fedeltà acritica”, sostiene direttamente Chiti, mentre Davide Zoggia sembra quasi sfidare il segretario del Pd: “sembra che Renzi abbia bisogno sempre di un nemico. Noi diremo la nostra a viso aperto”.
D’Attorre: “Pd è ufficio stampa Renzi”
“I comunicati a raffica sono solo l’ennesimo segno di com’è concepito il partito: non un luogo di discussione e confronto, ma un seguito organizzato attorno a un unico centro di comando. Il partito ridotto a ufficio stampa e comitato elettorale per diffondere il verbo del decisore unico: i tweet e i comunicati fotocopia sono funzionali a questo modello”. Lo afferma il deputato della minoranza Pd Alfredo D’Attorre, che intervistato dal Fatto Quotidiano sottolinea: sulle riforme costituzionali “non facciamo agguati, siamo solo determinati a discutere quale sia la riforma migliore”.
Mineo: “Andremmo soltanto ringraziati”
Dalla minoranza Pd si leva anche la voce di Corradino Mineo che attacca il segretario del proprio partito: “Renzi pensa che solo con il controllo totale del governo le cose possano davvero cambiare”. Sullo scontro in seno al partito in merito alla riforma del Senato, il senatore aggiunge: “Non è un problema di correnti, né di posizionamento nel Pd. È in ballo la Costituzione”. E garantisce: “Chiunque sia sano di mente capisce che andremmo soltanto ringraziati. Con il ddl Boschi si rompono gli equilibri costituzionali”.
Daniele Errera