“Non sento più mio il Partito Democratico”. Con queste parole, Anna Rita Lemma ha rassegnato stamane le proprie dimissioni dalla presidenza del PD della regione Puglia e, in un comunicato diffuso nelle scorse ore, ha spiegato i motivi di questo strappo. “E’ un partito che ha mutato la propria pelle” ha detto l’ex coordinatrice del PD pugliese, la quale da diverso tempo era in rotta di collisione con il proprio partito. Un malessere nato, innanzitutto, dall’approvazione di alcuni provvedimenti adottati dal governo Renzi e “mai discussi con i dirigenti territoriali”, come la riforma della scuola, il jobs act, la riforma del Senato e l’Italicum.
Su caso Azzollini: “Contraddizione con mandato elettorale”
Lemma ha parlato di una vera e propria “modificazione genetica” del Partito Democratico, resasi evidente soprattutto in occasione della votazione a Palazzo Madama sul caso Azzollini. L’invito a votare “secondo coscienza, respingendo così la richiesta di arresto – avallata già in commissione dopo l’analisi dei documenti – per un un senatore della Repubblica, è apparso l’ultima contraddizione con il mandato elettorale che ci ha visti votare e far votare il PD alle ultime Politiche. Un Partito è autenticamente democratico se è garantista dei diritti dei cittadini che vuole rappresentare e governare. Questo è l’unico garantismo di cui mi sento portavoce”.
“Governo in barba a qualsiasi regola di rappresentanza”
L’ex Presidente del Pd pugliese ha anche criticato duramente l’ipotesi che il governo possa contare in futuro sui voti dei cosiddetti Verdiniani, pronti a sostenere le riforme del governo Renzi. “Si tratta di una maggioranza parlamentare che vede il Pd sempre più garantito da componenti di centrodestra organiche o in puntuale sostegno all’azione legislativa di un governo nato in barba a qualsiasi minima regola di rappresentanza democratica”. Critiche al governo anche sul caso Ilva, “una vicenda gestita in modo incoerente, conflittuale e verticistico”.
“Elezioni regionali vissute in contesto Pd ostile”
In realtà, le prime avvisaglie di questo divorzio si erano registrate già a seguito delle ultime elezioni regionali in Puglia, in occasione delle quali Lemma non è stata rieletta consigliera regionale. Elezioni, secondo l’ex coordinatrice pugliese del Partito Democratico, “vissute in un contesto Pd ostile: i circoli territoriali mi hanno ostacolata impedendomi di incontrare tesserati ed attivisti, forse perché in molti casi inesistenti. Ho sempre pensato che le battaglie andassero condotte dall’interno”, ha aggiunto l’ex Presidente, ma “forse in questo Pd illudersi è stato un errore”.
L’intervista del TP
Intervistata da Termometro Politico,Annarita Lemma ha parlato a tutto tondo del futuro del PD, del sostegno al governo da parte dei verdiniani e della disputa tra Roberto Saviano e il premier Renzi sul risanamento economico del Sud Italia sempre più in crisi.
Dottoressa Lemma, Lei ha parlato di “modificazione genetica del PD”, in che senso?
Il Partito Democratico è stato fondato per aggregare le anime del centrosinistra. Oggi mi sembra un’altra cosa, soprattutto la maggioranza non è quella votata dagli Italiani. Ad esempio, fa male sentire il mio segretario, oltre che Presidente del Consiglio, attaccare i sindacati che appartengono tradizionalmente ad una storia che noi rappresentiamo. È in atto una trasformazione del partito da me non condivisa.
Come valuta il possibile soccorso dei cosiddetti Verdiniani al governo Renzi?
Verdini ha dichiarato un appoggio esterno al governo, governiamo con Alfano… Da diverso tempo ci sono troppe cose strane. Quella di Verdini è una scelta politica che non sta negli intendimenti programmatici del PD scelto dagli Italiani per il governo di questo Paese. Allora in realtà non c’era nemmeno Renzi…
Ha detto che “resta a sinistra”. Fa riferimento ad una sua possibile confluenza nel movimento “Possibile” di Civati?
Io ho lasciato definitivamente il PD e come area congressuale ero già nell’area di Civati. La mia storia è quella: politicamente nasco nei DS e per appartenenza valoriale ho voluto continuare a rappresentare quello che pensavo fosse un partito non dico di sinistra, ma di centrosinistra. E ora non lo è più. E non sono l’unica a pensarlo, anche i risultati elettorali lo hanno detto. Al di là delle mie dichiarazioni, le persone misurano i fatti e ora non tornano i conti. I problemi son tanti, le difficoltà innumerevoli, c’è il problema del lavoro, l’economia che non parte, la questione del Sud…
Come giudica le parole di Renzi “basta piagnistei, il Sud si rimbocchi le maniche”?
Il sud che si lamenta non esiste più, ma progressivamente si è staccata la bombola d’ossigeno nei confronti del Meridione. Io sono di Taranto, si immagini se proprio io non ho la misura di quello che nell’agenda di governo rappresenti il Sud. Ad esempio, le risorse ci sono per rimettere in piedi un impianto strategico come quello dell’Ilva, ma c’è bisogno di un ruolo nuovo del Sud, il sud che piange non lo conosco. Conosco un meridione indebolito da scelte irragionevoli. È necessario ridisegnare un modello economico in cui il Sud non vuole essere zavorra.
Come vede nel futuro il Partito Democratico?
Al di là di Annarita Lemma, se il partito non fa una seria riflessione penso che di tempo ne abbia poco. D’altro canto, Renzi non fa mistero del suo progetto di far nascere il “Partito della Nazione”, che è altra cosa rispetto al progetto iniziale del PD. Può essere che la stragrande maggioranza dei dirigenti del partito condivida il suo progetto. Io non più.