L’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani appare scoraggiato: “Il Paese ha difficoltà enormi. Ma io vorrei uscire dal circolo vizioso, non si può rimettere in sesto l’Italia se prima non si mette in sesto il Pd. Questo è il punto di fondo e ne abbiamo un esempio in queste ore. Se qualcuno, a freddo e strumentalmente, si inventa dei Vietnam e dei vietcong, si è autorizzati a pensare che vogliano giustificare il napalm”.
In un’intervista al Corriere della Sera, dopo l’ennesima spaccatura tra maggioranza e minoranza che si è registrata ieri nell’elezione dei componenti del Cda Rai, Bersani afferma: “Per dare una mano all’Italia bisogna prendere atto che il tema non sono 25 senatori bersaniani, è che il Pd ha un problema politico profondo. Dopo mesi di parole su lavoro, scuola, tasse, Rai, Verdini, Azzollini, ormai è emerso che tra i militanti c’è un distacco e non sto parlando di Vietnam, ma di Campagnola Emilia. Tra la nostra gente infuria la domanda ‘Chi siamo? Con chi andiamo?’. Basta girare un pò e ci si rende conto”.
Bersani: “Un conto è la disciplina un altro l’obbedienza”
“Se si vuole innovare il Pd – aggiunge Bersani – io ci sto. Altra cosa è disarmare un’idea, una cultura, una retorica di centrosinistra, aprendo il varco a una destra regressiva. La mia preoccupazione è che nei gruppi dirigenti invece di affrontare il problema si voglia coltivarlo, prendendo di punta un pezzo di Pd e rinnegando un dovere di sintesi”. Un conto è la disciplina un altro l’obbedienza. “Io il Pd voglio salvarlo perché è l’unica speranza per l’Italia e mi auguro che la mia preoccupazione sia condivisa da chi dirige il traffico. Qui non c’è in gioco solo il Pd, ma il Paese. Se si comprende questo la strada è semplice, cercare una sintesi ed essere il partito che organizza un centrosinistra, con i suoi valori e le sue proposte”.
Bersani: “Neanche il Pci chiedeva disciplina su temi costituzionali”
C’è poi il nodo della riforma del Senato e del Titolo V. “Sui temi costituzionali neanche il Pci chiedeva la disciplina. E se il segretario pensa di togliere le tasse sulla casa a tutti, regalando 500 euro a un ricco e 50 a un povero, pretendo che si discuta a fondo, non in cinque minuti. Perché un conto è la disciplina come coronamento di uno sforzo di sintesi e un conto l’obbedienza. E siccome ho sempre detto che siamo un partito senza padroni, mi augurerei che fossimo anche un partito senza servi”.
Bersani su Cda Rai ed esclusione De Bortoli
Un accenno non meno critico va infine al metodo scelto per rinnovare il cda della Rai. “Questa roba qui la chiamiamo riforma? È curioso un azionista che rinnova la governance con le vecchie regole, prima di aver definito un progetto per risolvere i problemi industriali. Io mi rifiutai di nominare il cda con la Gasparri. Con tutta la stima per i nominati, che uno come De Bortoli non possa avere cittadinanza è stupefacente”.