L’inchiesta Mafia Capitale continua a far tremare Roma e tutta la sua classe politica, da destra a sinistra.
Lo scorso 22 luglio, nel suo ultimo interrogatorio, Salvatore Buzzi ha svelato nuovi episodi di corruzione nei quali sarebbero coinvolti anche nomi eccellenti dell’establishment capitolino. Tra questi, figurano due assessori della giunta Alemanno, 18 consiglieri comunali, cinque Presidenti di Municipio e cinque assessori di Ignazio Marino, i quali nel corso degli anni avrebbero beneficiato di tangenti ed assunzioni. L’ ‘uomo delle cooperative’ ha fatto anche il nome di Maurizio Pucci, già braccio destro di Walter Veltroni e di Piero Marrazzo, oggi nuovo assessore ai lavori pubblici della terza giunta Marino.
Buzzi cita l’assessore di Marino Pucci
“Il primo degli assessori della giunta Marino – ha detto nell’interrogatorio Buzzi – con cui ho avuto rapporti di tale natura è Maurizio Pucci, durante la campagna elettorale del 2006, quando gli erogammo finanziamenti e gli mettemmo a disposizione un’autovettura che lui non voleva più restituire. Nell’ultima consiliatura, però, non ci sono state altre erogazioni”.
Accuse anche all’ex vicesindaco Nieri di Sel
Spicca nel racconto di Buzzi anche il nome di Luigi Nieri, Sel, ex vicesindaco della Capitale dimessosi dal suo incarico anche se non formalmente indagato. “Ci sono state tre assunzioni richieste da Luigi Nieri. Non normali, né amicali, ma immediate, al costo di 120 mila euro annui, e fatte in una logica di scambio”.
Nieri: “Meschina strategia difensiva”
“Ho già dato mandato al mio avvocato di querelare Buzzi e di avviare tutte le iniziative legali contro la sua azione diffamatoria” ha dichiarato l’ex vicesindaco. “Siamo di fronte a una meschina strategia difensiva che ha chiaramente l’obiettivo di colpire la parte sana della città nel tentativo di apparire vittima di un sistema e non uno dei principali protagonisti di una storia di corruzione e criminalità”.
La Procura di Roma: “Parole di Buzzi sono inattendibili”
Tuttavia, secondo la Procura di Roma, le dichiarazioni di Buzzi non sarebbero attendibili. Infatti, quando i magistrati gli chiedono dei suoi rapporti con Alemanno e Carminati, Buzzi tende a minimizzare. Secondo il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Paolo Ielo, sono diversi i punti in cui emergerebbe la “scarsa credibilità delle dichiarazioni” di Buzzi.
I punti di debolezza del racconto di Buzzi
Il primo punto riguarda l’ex sindaco di Roma, “perché non è plausibile – tenuto conto dei rapporti tra i due, delle erogazioni di utilità economiche verso Alemanno attraverso la sua fondazione, degli interventi di Alemanno a favore del gruppo di Buzzi, della eterogeneità tra la loro estrazione politica – che non vi fosse tra i due una esplicitazione dell’accordo corruttivo, tanto più che in alcune conversazioni lo stesso Buzzi allude alla sua capacità corruttiva verso Alemanno”.
Il secondo punto oscuro dell’interrogatorio di Buzzi riguarda i rapporti con l’ex Nar Carminati, dal momento che il suo racconto “contrasta con il contenuto delle conversazioni captate che delineano un intervento di quest’ultimo a spettro ampio a favore di Buzzi, soprattutto in un settore, come quello di Ama”.
Diverse incongruenze anche sul suo rapporto con Riccardo Mancini, ex amministratore delegato di Eur spa, “per aver negato le minacce affinché non facesse rivelazioni sull’inchiesta, che invece emergono palesemente nelle conversazioni intercettate, sia riguardo al ruolo di questi nell’ente Eur”. Infine Buzzi ha anche negato i propri rapporti con “le realtà criminali calabresi”, in realtà ampiamente documentati.
Legale di Buzzi: “Vogliono farlo passare per mafioso”
Sul piede di guerra i difensori di Buzzi, in particolare l’avvocato Alessandro Diddi. “I magistrati tornano sui loro cavalli di battaglia che sono Alemanno e Carminati – ha affermato Diddi – unico elemento che consente all’accusa di sostenere la mafiosità. Se dopo quattro interrogatori in cui si è assunto anche responsabilità di cui non si sapeva, Buzzi non ha detto cose contro Alemanno – nonostante il grande interesse della procura – è segno che dice la verità”.
Gli stipendi pagati ai capi rom
Dall’interrogatorio di Buzzi è emerso anche che, in cambio di favori, il Comune avrebbe pagato dei veri e propri stipendi ai capi di alcuni campi nomadi della Capitale.
“La vicenda nasce nel 2005, sotto l’amministrazione Veltroni e viene gestita da Luca Odevaine – ha detto Buzzi – Occorreva spostare il campo nomadi ma i rappresentanti delle tribù nomadi – tale Meo e Carlo Kammis – non volevano, in ragione del fatto che dove si trovavano erano più prossimi ai luoghi dove volevano stare. Il Comune, attraverso Odevaine, chiude un accordo con costoro, in forza del quale si sarebbero trasferiti, con il pagamento di 15 mila euro al mese per lavori inesistenti. I pagamenti venivano fatti dalle nostre cooperative che subappaltavano lavori fittizi. La nuova amministrazione comunale affidò tali lavori direttamente senza passare da noi”.
Nella giunta Marino “tutti a chiede’ soldi”
Buzzi butta nel calderone informazioni ed indiscrezioni. Alle accuse rivoltegli dai pm risponde barcamenandosi. Gli chiedono dei soldi alla Fondazione Nuova Italia durante l’amministrazione Alemanno, lui risponde citando l’attuale sindaco capitolino Marino: “Con Alemanno mica c’era questo rapporto. C’hai il rapporto col sindaco e basta”. Nell’attuale amministrazione, prosegue Buzzi, “Tutti a chiede’ soldi”. Per ora, di Mafia Capitale, è chiara una sola cosa: le Coop erano informate su tutto.