Il nome di Roberto Calderoli resterà per sempre legato alla legge elettorale varata nel 2005 e poi da lui stesso definita “una porcata”. Ma il vicepresidente del Senato da allora si è costruito la fama di grande esperto dei regolamenti parlamentari, delle tecniche di drafting legislativo e maestro delle trame interne a Palazzo Madama. Il suo ultimo pezzo di bravura sembra essere la presentazione di emendamenti a scopo ostruzionistico.
Calderoli ha pronti 6 milioni di emendamenti
Prova di questa sua passione era stato il primo passaggio della riforma del Senato proprio a Palazzo Madama, quando il senatore leghista aveva prodotto una mole spropositata di emendamenti: circa quarantaquattromila. La riforma Renzi-Boschi proprio non deve piacere a Calderoli che, il 9 agosto, ha annunciato di avere già in cantiere addirittura 6 milioni di emendamenti da presentare alla ripresa dei lavori in commissione Affari costituzionali, dove le proposte di modifica sono già più di 500 mila.
Merito di “un programmino informatico”
I numeri sono da capogiro, ma Calderoli ha anche svelato come ha fatto a produrre una tale quantità di emendamenti. È bastato dotarsi, infatti, di “un programmino informatico che da un testo base è capace di ricavare decine di migliaia di varianti”. Su internet si possono trovare anche gratuitamente una lunga serie di programmi di questo genere.
Principio usato anche da agenzie di stampa
Un escamotage, quello al quale è ricorso Calderoli, utilizzato anche da diverse agenzie di stampa e che permette di cambiare perfino delle minuzie ad un testo base inserito in entrata. Proprio lo stesso principio sul quale si basa la produzione di emendamenti a scopo ostruzionistico, e pazienza se a risentirne dovesse essere la qualità del testo prodotto.
Obiettivo di Calderoli: spaccare la maggioranza
L’obiettivo dichiarato del senatore della Lega Nord, con questa mossa, è spaccare definitivamente la maggioranza che sostiene il governo, puntando principalmente sulla rottura non ancora formalizzata all’interno del Partito Democratico. Secondo Calderoli ci sarebbe la reale possibilità che Renzi, temendo una Caporetto, torni sui propri passi accettando un Senato elettivo, che è quanto chiede la minoranza dem.
Più emendamenti, maggiori costi per lo Stato
Le affermazioni di Calderoli, poi, hanno anche un’altra implicazione. Il regolamento del Senato prevede (art.100) che gli emendamenti presentati siano stampati e poi distribuiti ai senatori. Una disposizione che, se applicata, avrebbe dei costi economici enormi per il Senato. Già si prospetta, perciò, la possibilità che a Palazzo Madama prenda avvio una prassi di digitalizzazione degli emendamenti che sembra più al passo coi tempi (e col Codice dell’Amministrazione Digitale) e con una crescente richiesta di semplificazione.
Francesco Angelone