L’Europa fa fatica a scrollarsi di dosso la stagnazione, e soprattutto non si vedono grossi cambiamenti di direzione nel commercio al dettaglio, segno di un ritorno della domanda. Rimangono sotto la media degli anni precdenti la crisi i Paesi periferici e poco sopra gli altri.
Abbiamo i dati completi di febbraio 2014 che rispetto al gennaio ci mostrano i seguenti dati:
Vi è crescita zero in Italia, Spagna, Francia, e un inquietante calo in Polonia, la nazione più in crescita finora, almeno tra quelle grandi.
Incoraggianti i decimali di crescita in Grecia, dopo anni di crolli.
E’ tuttavia più significativo osservare il trend tendenziale, ovvero rispetto a 12 mesi prima:
Qui vediamo un generale aumento in europa, con punte nell’Est, in particolare a SudEst, in Bulgaria e Romania, che sfiorano il +10%.
E’ evidente da questi dati, forse quelli più vicini a indicare il tenore di vita della popolazione, il catching up dei Paesi più poveri verso quelli sviluppati.
L’Italia è ferma allo stesso livello dell’anno scorso, mentre la Spagna ancora cala, come la Finlandia, da tempo in crisi. La Grecia conferma l’aumento, una buona notizia.
La crisi però è stata lunga, e per averne una chiara visione dobbiamo prendere il livello del commercio al dettaglio rispetto al 2010.
Ponendo il 2010= 100, osserviamo i Paesi che sono ancora sotto quel livello:
Italia, ma ancora più Spagna, Grecia e Portogallo sono ancora sotto i livelli del 2010, in questi ultimi 3 casi anche di decine di punti. La sorpresa è l’Olanda che ha perso in consumi esattamente quanto l’Italia, un fatto inaspettato.
La Germania e la Francia sono appena sopra, del 2-3%, e solo Paesi Baltici e Bulgaria hanno progressi di più del 10%. Sono realmente la nuova Europa che l’allargamento del 2004 voleva creare.
Da un anno a questa parte tuttavia il segni di un progresso sono flebilissimi, lo vediamo nell’andamento mese per mese dei principali Paesi europei:
Solo per la Francia e la Germania c’è un tiepido recupero, per il resto andamento piatto, sarà il 2014 decisivo per decidere se la ripresa sarà reale e si vedrà nel tenore di vita degli europei o se ci avviamo a un modello di stagnazione giaponese