Russia: in Ucraina si torna a sparare – sia il governo di Kiev che i ribelli filorussi sono accusati di calpestare costantemente i punti del cessate il fuoco di Minsk. Nel frattempo, secondo lo studio di un think thank, la Russia e la Nato si stanno preparando per entrare in guerra.
Russia: in Ucraina si combatte ancora
La denuncia proviene dall’European External Action Service (EEAS), organismo di supporto al capo della diplomazia estera dell’Ue: i ribelli hanno ricominciato a violare i punti del cessate il fuoco di Minsk. D’altra parte, i filorussi negano di aver attaccato le posizioni dell’esercito ucraino e a loro volta accusano le forze governative di aver violato la tregua per 40 volte in 24 ore. Comunque sia, da domenica, esercito ucraino e filorussi sono tornati a confrontarsi nel sud del paese: a Starohnativka, cittadina a circa 50 chilometri da Mariuopol, si sono verificati i combattimenti più pesanti dall’inizio della tregua.
Nel comunicato dell’EEAS si condannano anche le ripetute minacce nei confronti degli osservatori OSCE (al momento ce ne sono 500 in Ucraina, due terzi solo nelle regioni orientali). Sabato sono stati dati alle fiamme 4 fuoristrada della missione di base a Donetsk: opera dei “sabotatori di Kiev” si difendono i filorussi. Inoltre, gli osservatori del monitor per l’organizzazione e lo sviluppo riferiscono di essere stati coinvolti nel fuoco incrociato a Shchastya, Luhansk e Shyrokine (Mariupol).
Russia: confronto diretto con la Nato?
Nel frattempo, un rapporto prodotto dal think thank European Leadership Network mette in guardia dall’accumulo di tensione tra Russia e Nato provocato dalla situazione ucraina e sul suo possibile rovesciamento in una vera e propria guerra se dovesse verificarsi una nuova escalation di violenza. “Non stiamo dicendo – scrivono gli autori del rapporto – che i vertici delle nazioni hanno deciso di entrare in guerra, o che un conflitto militare è inevitabile, ma che il cambiamento di profilo delle esercitazioni militari sta giocando un ruolo importante nel sostenere il clima di tensione in Europa”.
La portata delle esercitazioni militari messe in campo da entrambe le parti – anche se ufficialmente vengono rivolte contro avversari ipotetici – testimonia una costante volontà di mostrare le proprie capacità belliche al “diretto concorrente”, si dice sempre nel rapporto. Per esempio, nel marzo 2015, la Russia ha condotto esercitazioni ad ampio raggio con 80mila uomini: che avversario potrebbe determinare un tale dispiegamento di forze se non la Nato o gli Usa? A giugno, l’operazione “Allied Shield” della Nato ha previsto esercitazioni tattiche per 15mila uomini: una delle simulazioni riguardava la risposta a un infiltrazione di forze irregolari “in stile Crimea”.
Anche il fatto che le esercitazioni riguardino i “punti deboli” delle rispettive “difese”, si evidenzia nel rapporto, confermerebbe come esse rappresentino un pericoloso dialogo in codice. Questo vale sia per la Nato, che si concentra sui paesi baltici, sia per la Russia (Artico, Crimea, enclave di Kaliningrag, isole Sakhalin).