Partecipare al referendum del prossimo anno parteggiando per il sì. E’ questo l’obiettivo di Forza Italia secondo il capogruppo al Senato Paolo Romani, che chiede a Renzi di aprire un serio dialogo per migliorare l’impianto delle riforme costituzionali, in modo da arrivare al temuto referendum con un ampio fronte a favore. Ma come spiegato dal senatore forzista a Repubblica, “in queste condizioni deve metterci Renzi. Sta a lui riaprire in minima parte il cantiere della riforma costituzionale e ripensare l’Italicum”.
Romani chiarisce i punti chiave: “La Costituzione deve essere chiara e tangibile. Introdurre il Senato elettivo non è un tecnicismo, né un espediente per perdere tempo. È un passaggio fondamentale. Questa è una legislatura costituente. Porterà a un referendum e sarebbe virtuoso che il Parlamento nella sua stragrande maggioranza potesse dare indicazione a favore delle riforme approvate, a differenza di quanto avvenuto nel 2005”. E spera che a settembre, al rientro dalle vacanze, ci sia qualcuno disponibile ad aprire il tavolo delle trattative, per giungere ad “una carta costituzionale condivisa che vada ben oltre la maggioranza, che ad oggi sulla riforma maggioranza non è”.
Romani: no asse con sinistra dem né Grosse Koalition
Romani spiega che FI non farà asse con la sinistra dem e le altre opposizioni sul Senato elettivo – “noi siamo una forza responsabile. Non giochiamo con le minoranze di un altro partito” – e sull’Italicum attacca: “è nato vecchio. In Italia non c’è un sistema bipartitico, al massimo tripartitico. E una forza che si afferma col 30 per cento non può ottenere un premio che ne raddoppi di fatto i seggi”. Con una sola via possibile: “torniamo alle vecchie buone coalizioni, pur coi loro difetti”.
Sottolineando come non ci sia in programma alcun incontro tra Renzi e Berlusconi, Romani parla anche di una possibile crisi di governo a causa dell’opposizione della sinistra dem, smentendo l’ipotesi di Grande Coalizione auspicata dal collega di partito Renato Brunetta: “non è all’ordine del giorno. Nasce subito dopo le elezioni quando gli elettori non hanno espresso una volontà chiara. Non siamo in quella fase”. Ma aggiunge: “Altra cosa è lavorare alle regole, lo si può fare mentre il governo continua a svolgere i suoi compiti”.