Grecia: l’economia greca è cresciuta dello 0,8% nel secondo trimestre dell’anno e dell’1,4% su base annua. I dati arrivano mentre il parlamento greco si prepara a votare sul salvataggio: se non c’è maggioranza Tsipras si dimette.
Grecia: crescita oltre le aspettative
Nei mesi precedenti alla crisi che ha imposto la chiusura delle banche e il controllo sui capitali la Grecia ha visto crescere la sua economia dello 0,8%. Dunque, stando ai dati diffusi dall’ELSTAT, l’istituto nazionale di statistica ellenico, tra aprile e giugno, la Grecia è cresciuta, rispetto ai primi mesi dell’anno, nonostante nelle ultime settimane del trimestre il denaro avesse cominciato a lasciare il paese e si fosse diffusa la paura concreta del default. Secondo l’istituto, settori come quelli del consumo, della produzione industriale e del turismo, si sono dimostrati più resistenti del previsto.
Prima che fossero diffusi questi dati, per quest’anno si prevedeva una contrazione del 2,1-2,3% dell’economia greca; adesso, secondo la Banca Nazionale, è possibile che la riduzione si attesti a una quota inferiore al 2%. Tuttavia, è stata proprio l’ELSTAT, a mitigare gli entusiasmi avvertendo che le presenti stime attendono di essere aggiornate a fine mese.
Non pochi hanno messo in dubbio la verità delle cifre, ritenendole poco incredibili visto che la Grecia era in recessione nell’ultimo trimestre del 2014 e nel primo del 2015. Inoltre, sempre stando ai dati di oggi, nei primi 7 mesi dell’anno le entrate sono diminuite del 40%, scendendo a 26,7 miliardi, ma le spese sono state contenute a 27,7 miliardi: dunque, 1 miliardo di disavanzo contro l’1,37 previsto. Allo stesso tempo l’avanzo primario sarebbe di 3,53 miliardi distanti dai 2,98 target del governo.
Grecia: giornata decisiva per Tsipras
Intanto, una fonte anonima citata da Reuters, rivela nuovi dettaglio sul terzo salvataggio della Grecia: la prima tranche di aiuti da 23 miliardi arriverà nelle casse di Atene entro fine mese, dando per scontato che il pacchetto passi il vaglio dei parlamenti Ue, dell’Eurogruppo e, soprattutto, del parlamento greco, che si dovrebbe pronunciare già in serata.
Se l’intesa con i creditori non dovesse essere ratificata da una maggioranza di almeno 120 parlamentari, il premier Tsipras potrebbe essere costretto a dimettersi. Panagiotis Lafazanis e almeno altri 11 deputati di Syriza hanno annunciato una battaglia anti-memorandum “in tutti gli angoli del paese” animata dallo spirito che ha portato il 61% dei greci a votare “no” all’ultimo referendum.Tsipras per continuare la sua esperienza di governo ha bisogno di esibire qualche risultato ai suoi uomini e all’opinione pubblica: l’unica opzione che gli resta è la parziale riduzione del debito da parte dei governo europei.
Su questo punto è fortissima l’opposizione della Germania che al massimo potrebbe concedere un dilazione delle scadenze o una sospensione temporanea del pagamento degli interessi, ha spiegato il vice-ministro delle Finanze tedesco Jens Spahn. In ogni caso, Berlino chiede che l’FMI venga coinvolto nel salvataggio: per questo motivo, in alternativa all’haircut, l’Ue potrebbe farsi garante dei crediti della Grecia verso il Fondo, così da rendergli “accettabile” il debito pubblico greco. La decisione è attesa in autunno: Tsipras a quel punto avrebbe perso su tutta la linea, proprio in prossimità di un possibile voto anticipato.