Giovanni Toti, neogovernatore ligure e stretto collaboratore di Silvio Berlusconi, in un’intervista al Corriere della Sera ha parlato di due tematiche al centro del dibattito odierno: riforme e immigrazione.
Ma non è sulla riforma del Senato che Toti si vuole concentrare, bensì su quella della giustizia. Ad aprire l’intervista una premessa importante: “Nessuno deve permettersi di parlare di scambio”, perchè di “scambi” e “patti” se ne parla ogni giorno e il governatore sembra volersene tenere fuori. “Una volta chiarito questo, se Matteo Renzi è disposto a discutere con noi in modo serio di una riforma della giustizia, noi ci siamo. E ci saremmo anche se le sue risposte sulla riforma del Senato non fossero quelle che noi vogliamo”. “Questo però – tiene ancora a ribadire l’esponente di Fi – non significa che sono temi che possono diventare merce di scambio per concessioni sulle riforme istituzionali, su cui la nostra posizione non cambia, sia per quanto riguarda l’elezione dei membri del Senato, sia per quanto riguarda il passaggio dal premio di lista al premio di coalizione nell’Italicum”.
Punti fondamentali della riforma che Toti vorrebbe – insieme a tutta Forza Italia – sono “separazione delle carriere dei giudici, con l’istituzione di un doppio consiglio superiore, uno per chi giudica l’altro per chi indaga. Poi, limitazione all’uso della carcerazione preventiva. E ancora, fermare i continui abusi sulle intercettazioni. Ribadisco, se Renzi vuole mettere mano a una riforma seria della giustizia, Forza Italia è già pronta”. Aggiunge inoltre che, disdegnando patti e stravolgimenti di accordi “nel chiuso di una stanza”, Fi è “un’opposizione responsabile” pronta a fare sul serio riguardo problemi e tematiche importanti come quella della giustizia.
In Senato Renzi traballa
Non manca poi certo nelle parole di Toti una dura critica al premier che, in un Senato “traballante”, sta cercando di far passare le riforme costituzionali servendosi dei voti “del peggior trasformismo della Prima Repubblica…“. Il riferimento è chiaramente a Verdini, anche se non ammesso per esplicito.
Immigrazione: “La Chiesa deve fare la Chiesa lasciando che la politica faccia la politica”
In merito invece all’infiammato dibattito sull’immigrazione e al recentissimo commento del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha definito il segretario Cei Galantino “un comunista”, Toti ha detto che “se è comunista non lo so. Dico però che se si fosse risparmiato le uscite infelici avrebbe fatto il bene di tutti“. Ha poi aggiunto che ” La Chiesa deve fare la Chiesa lasciando che la politica faccia la politica. Sono due mestieri diversi”. “Mi spiega perché ricette adottate nelle democrazie più apprezzate da noi debbano essere bollate come xenofobe? Mi spiega perché paesi come l’Australia e gli Stati Uniti si muovono seguendo queste direttrici e noi no? Salvini- conclude il governatore – sul punto, ha ragione”.