Meno tasse e più investimenti. Sono questi gli assi su cui poggia il piano di Matteo Renzi per la ripresa economica, oltre alla speranza di una timida crescita del PIL, evidenziata proprio oggi da Istat attraverso la diffusione dei nuovi dati sul prodotto interno lordo. La crescita stimata da Istat sarebbe pari allo 0,2 % rispetto al secondo trimestre 2015 e allo 0,5% in confronto con il secondo trimestre del 2014.
Nonostante questi dati non raggiugano i livelli di crescita sperati dal governo, il trend positivo potrebbe comunque lasciare spazi di trattativa con Bruxelles per ottenere margini di flessibilità nei vincoli comunitari e portare a meta la sfida di Renzi per il prossimo futuro, ovvero tagliare le tasse ed aumentare gli investimenti.
Complessivamente, la stima di spesa per gli interventi del piano di Renzi dovrebbe attestarsi nel 2016 tra i 20 ed i 25 miliardi di euro, anche se le coperture stimate arriverebbero per ora solo a 15 miliardi €. Se 10 miliardi dovrebbero infatti essere garantiti dalla spending review, la flessibilità accordata dall’Unione Europea non dovrebbe poter andare oltre i 6 – 6,5 miliardi di spesa in deficit, anche se Renzi e Padoan sono intenzionati ad aprire un nuovo fronte di trattative.
In dettaglio il piano di Renzi
La prima azione che verrà messa a punto riguarderà il varo di un piano triennale di sgravi fiscali, da dettagliarsi probabilmente entro ottobre assieme alla legge di Stabilità 2016. Il nucleo centrale del piano di sgravi avrà un valore iniziale, nel 2016, di 5 miliardi di € e riguarderà la Tasi sulla prima casa, l’Imu sui macchinari e sui terreni agricoli. Nel 2017 il piano andrà ad incidere sull’Ires per un ammontare di 15 miliardi di tagli all’Ires e nel 2018 sull’Irpef, per un totale sulle tre annualità di 35 miliardi €.
Questi sgravi andranno ad integrare quelli già esistenti con l’obiettivo di raggiungere una crescita dell’1,4 % nel 2016, dell’1,5% nel 2017, poi ancora un 1,4% nel 2018. Tuttavia l’effettiva capacità di ottenere questi risultati dipenderà anche dagli strumenti di finanziamento trovati. Se le coperture faranno leva esclusivamente sui tagli alla spesa pubblica, l’impatto sulla crescita del PIL potrebbe infatti essere limitato, considerando il probabile effetto depressivo di questa tipologia di provvedimenti.
In realtà, obiettivo del ministro Padoan è riuscire a finanziarie almeno una parte degli sgravi in deficit, pur mantenendo saldo l’impegno di non sfiorare il parametro del 3 % previsto dai trattati europei. In questo modo, gli sgravi fiscali potrebbero realmente costituire un volano per la crescita.
Del resto, Renzi punta ad avere effetti positivi sull’economia già solo grazie alla loro pianificazione e comunicazione. Si tratta del cosiddetto “effetto annuncio”, specie relativamente al taglio delle tasse sui profitti d’impresa, previsto nel 2017. Già il 28 luglio scorso, il premier aveva dato avvio a questa strategia, sottolineando durante un incontro con gli ambasciatori, come oggi la nostra Ires si attesti al 31,4 %, contro “la Germania e la Francia al 30 e la Spagna al 25%. Ebbene, il nostro obiettivo – ha continuato il premier – è di arrivare tra due anni al 24%, un punto sotto Madrid”. Ecco, secondo Renzi impegni di questo tipo potranno non solo stimolare la crescita, ma anche favorire gli investimenti, anche esteri: “se sai che paghi meno tasse, investi di più”.
Il premier e tutta la squadra del ministero dell’Economia e Finanze sono dunque già al lavoro per individuare le migliori coperture finanziarie, davvero molto ingenti anche perché il piano di sgravi fiscali ne costituisce solo una parte. In particolare, con la legge di Stabilità, Renzi vuole eliminare il rischio di innesco delle cosiddette clausole di salvaguardia insite in vari provvedimenti, ovvero l’aumento dell’Iva e delle accise.
Inoltre, il governo intende mettere in opera un taglio delle detrazioni, per un valore di 16 miliardi, nonché rendere strutturali almeno parte degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni, attualmente vigenti per ogni neossunto entro il 31 dicembre 2015 con una robusta decontribuzione per i successivi 3 anni. Altra tematica calda e non più rinviabile, che richiederà molte risorse riguarderà il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Come detto, una partita importante verrà giocata a Bruxelles, con cui, secondo fonti di stampa, Padoan e Renzi vorrebbe aprire un nuovo tavolo per estendere la flessibilità dal solo utilizzo della clausola delle riforme strutturali, già molto usata dai governi nazionali, inclusa l’Italia, per fare ricorso anche a quella degli investimenti infrastrutturali.
Fino ad oggi, si è sempre ritenuto che le due clausole – riforme strutturali e investimenti infrastrutturali – non potessero essere utilizzate cumulativamente o comunque per un valore complessivo non superiore allo 0,5% del PIL. Secondo alcuni studi più recenti del ministro Padoan e dei suoi tecnici, invece, esisterebbe invece la possibilità di cumulo e di avere manovra su uno scostamento pari allo 0,6%. In altre parole, se ci sarà il benestare della Commissione Europea, il governo potrà stanziare ulteriori 3,2 miliardi per investimenti – pari allo 0,2% del PIL – con uno sforamento del 2% nel rapporto tra deficit e PIL.