La Manovra Finanziaria (oggi Legge di Stabilità) sarà varata in autunno. Per ora il Governo Renzi e Pier Carlo Padoan sono impegnati a definire le linee guida: dalla detassazione alle imprese ad una richiesta (direzione Bruxelles) di aumento del deficit.
La riforma del lavoro (Jobs Act) rientra all’interno delle politiche del lavoro e di crescita della domanda da parte delle imprese dell’esecutivo Renzi. Punto forte è stato il nuovo contratto a tempo indeterminato, quello a tutele crescenti. Facilità in entrata (detassazione ai fini Irap e decontribuzione Irpef per i primi tre anni) ed in uscita (indennizzo) nel mondo del lavoro, quindi. Ora la manovra economica ricalca quelle linee guida sotto l’aspetto della detassazione alle imprese che assumono. A quanto pare viale XX settembre e Palazzo Chigi sono d’accordo per rendere strutturale i benefici destinati alle imprese che assumono. Del resto, sostiene la Commissione Europea, “l’onere fiscale sul lavoro e sul capitale è molto elevato rispetto agli altri Stati membri”: 42,8% rispetto al 36,1% media Ue. La riduzione del carico fiscale sulle imprese, quindi, diventa fondamentale ed è lì che il Governo Renzi vuole agire. Ma la decontribuzione sul reddito delle persone fisiche costa 2 miliardi nel 2016 e 4,5 circa tra 2017 e 2018. Se la si vuole rendere totale e per 5 anni costerà circa 14 miliardi di euro. Cifre importanti che l’esecutivo Renzi sta cercando di mettere in piedi.
Ma il mercato del lavoro non è l’unico punto su cui battere. La manovra economica, infatti, che si aggira sui 25 miliardi circa, prevede – finora – una copertura di circa 10 miliardi. Derivanti, in primis, da tagli alla spesa pubblica, una spending review. A favorire una copertura maggiore, poi, vi sono 3 miliardi provenienti dal rientro dei capitali italiani dall’estero. Un gettito che potrebbe essere ulteriormente rivitalizzato dalle stime secondo le quali nella sola piccola e vicina Svizzera sarebbero nascosti tra i 120 e i 200 miliardi di capitali nostrani.
A presentare la manovra è Enrico Morando, viceministro dell’Economia del Governo Renzi. Dopo aver confermato l’importo totale della Stabilità, parla della riduzione delle tasse: “tagli per 40 miliardi dovrebbero valere un calo di circa 2 punti sul 43% attuale”. Prevede, poi, una ampia maggioranza sul fisco (“la condivisione ci sarà”), mentre sulla spending review, sostiene, “si suderà di più”. Sulla decontribuzione, evidenzia il viceministro, “su una cosa siamo d’accordo tutti: indietro non si torna. Stabilizzare così com’è oggi la misura costerebbe troppo. Ragionevole sarebbe un decalage dell’intensità negli anni, fino a arrivare a un livello accettabile per la sua stabilizzazione”. E’ d’accordo, conclude Morando, pure Squinzi, presidente di Confindustria: “sa bene quello che abbiamo fatto. Nel momento in cui dice che va stabilizzata la decontribuzione, sta dicendo che abbiamo fatto una cosa buona. E quando dice che ora c’è convenienza a assumere a tempo indeterminato, sta dicendo che il Jobs Act vale”.
Daniele Errera