Berlusconi, boccone amaro, il marchio “L’Altra Italia” esiste già
“L’Altra Italia“, il “progetto pazzo” di Silvio Berlusconi che mirava a riunire tutti i moderati sotto un’unica casa come ai tempi del Pdl, rimarrà un sogno nel cassetto. Il marchio, infatti, è già stato depositato con questo nome, lo scorso 30 luglio, presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi del ministero dello Sviluppo economico un logo collegato a una testata web che sulla propria homepage si presenta come “il primo giornale online di buone notizie dall’Italia”. Il logo è composto da una scritta rossa in campo bianco ‘L’Altra Italia’ (tutto maiuscolo e tutto attaccato), caratterizzata da una A stilizzata all’interno di un apostrofo rosso all’incontrario (con la coda cioè verso destra) e da una I grigia. La titolare del simbolo e direttrice responsabile del sito, riporta il data base dell’Uibm, si chiama Stefania Mafalda. Mentre Veronica Devetag Chalaupka, iscritta all’Ordine degli Avvocati di Treviso, è la legale che ne cura gli interessi.
Nelle intenzioni dell’ex premier L’Altra Italia doveva essere una fondazione che avrebbe rilanciato il centrodestra, in crisi cronica e in preda alla frammentazione da almeno un paio di anni. A spiegare bene lo scopo della fondazione ci aveva pensato Antonio Tajani. “L’idea è di allargare i confini del centrodestra andando a recuperare quei cittadini che non votano più e che cercano un’alternativa alla sinistra. Lo scopo è mettere insieme teste pensanti, campioni del mondo delle professioni che possano, un domani, comporre una squadra di governo. I contatti con queste personalità attualmente sono in corso. Molti personaggi con i quali il presidente sta parlando hanno già segnalato la propria disponibilità”. I contatti continueranno, il nome invece sarà da cambiare.