New York Times: se si vuole risolvere il problema della crescita dell’Eurozona, dicono dal quotidiano, non bisogna guardare alla Grecia ma a Italia, Francia e, soprattutto, Germania.
New York Times: una dura analisi
Gli ultimi dati sul Pil dell’Eurozona sono estremamente deludenti. Il rallentamento del secondo trimestre, nel quadro di una ripresa di per sé già modesta, riflette i problemi delle economie più grandi del vecchio continente, in confronto ai quali la crisi greca è un dannoso diversivo, una distrazione dai mali più profondi. “Il vero problema sono Italia e Francia” analizzano dal New York Times.
Neanche la Germania, però, è esente da colpe. Troppo dipendente dalla esportazioni – riferisce sempre il Times – ben presto potrebbe risentire del calo della domanda dalla Cina, sempre più importante per il made in Germany. In più, e qui l’analisi di sovrappone a quella dell’amministrazione Usa, la crisi non si risolve a colpi di austerità che hanno come effetto quello di dissanguare l’economia, inoltre, un paese che accumula attivi commerciali contribuisce agli squilibri tanto quanto i paesi indebitati. Insomma, la Germania è responsabile del disastro europeo per via dell’austerità che ha imposto e per le politiche “mercantilistiche” che continua a perseguire.
New York Times: dalla Grecia alla Finlandia
L’uscita dalla crisi greca è solo un’apparenza, sottolinea l’autorevole quotidiano. Il Pil di Atene è aumentato più del doppio della media europea nel secondo trimestre ma solo per via dell’effetto panico: in pratica, i greci hanno acquistato “beni durevoli” per paura che i propri risparmi si volatilizzassero in seguito a un crac bancario. Oltre al fatto che la stagione turistica ha attirato molto valuta straniera. In ogni caso, l’economia della Grecia è troppo piccola per giustificare tutta l’attenzione che gli è stata dedicata.
L’austerity ha fallito in toto: basta guardare il caso della Finlandia, che ha visto cadere il suo prodotto interno lordo nel secondo trimestre, per sfatare definitivamente il mito secondo cui gli anelli deboli dell’Eurozona sono esclusivamente i paesi mediterranei, “colpevoli” di assistenzialismo e di eccessiva tolleranza nei confronti degli evasori fiscali. Quindi, concludono dal Times, il vero problema dell’Eurozona non sono il Portogallo o l’Irlanda: bisogna guardare al “nucleo duro” delle maggiori economie europee.
La Francia, per esempio, con la sua economia contraddistinta dalla “crescita zero” causata dalla debolezza dei consumi. In tale contesto anche la crescita italiana, rimane “deludente” (+1%, o poco più, nel 2016, secondo l’agenzia di rating Moody’s). Fa meglio anche la Spagna che ha un tasso di disoccupazione (22%) inferiore solo a quello greco.