L’immigrazione non è certo un fenomeno nato gli scorsi mesi e anni, si tratta di un fenomeno che esiste da quanto esiste il mondo, singoli o gruppi di persone che si muovono verso luoghi in quel momento più favorevoli.
E’ tuttavia un fenomeno in continuo cambiamento, le destinazioni di una certa epoca possono divenire i luoghi di partenza di un’altra, e in soli 23 anni si possono osservare mutamenti importanti.
E’ quello che vediamo in queste infografiche, in cui osserviamo i Paesi con le maggiori percentuali di immigrati nel 1990 a confronto con il 2013.
Nella prima osserviamo il 1990, quando in Europa erano solo la Francia e l’Austria a presentare una percentuale superiore al 10%, assieme ai Paesi del’Est che calcolavano i russi come immigrati. In realtà nel mondo i Paesi con maggiore immigrazione erano sparsi, gli USA con il 9% (come la Svezia in Europa), il Canada con il 16%, l’Australia con il 22,7%, l’Arabia Saudita con il 30,8%. Paesi nuovi che ancora vivevano e vivono una espansione pioneristica e Paesi petroliferi. Anche l’Oman aveva un 23,4% di immigrati.
In Africa Namibia e Costa d’Avorio alte percentuali di immigrazione sono legate alle guerre e i profughi da esse provocati.
Nel 2013 il mondo era cambiato, l’Europa ha concentrato l’immigrazione: Italia e Spagna sono passate da percentuali del 2% di immigrati al 9% e 13% rispettivamente. Tutta Europa rimane sopra il 10%, con Svizzera al 29%, Irlanda al 16%, Germania al 12%, Austria e Svezia quasi al 16%.
Rimangono altissime le quote di immigrati in Arabia Saudita, Oman, Paesi del Golfo Persico, ma sono diminuiti in Africa, con il calare delle guerre civili e degli esodi di profughi, e in Iran, Pakistan, Asia Centrale, dove i russi sono ripartiti verso Russia a Kazakhstan. Sempre alta la percentuale in Libia.
Nell’ultima infografica vediamo la variazione media di immigrati tra il 2010 e il 2013. Pochi sono i Paesi con variazione negativa, tra questi la Russia, con un -0,44%, così come altri Paesi dell’Est, soprattutto per dinamiche interne alle popolazioni post-sovietiche, per esempio dei russi.
L’Italia con un 5,8% di aumento annuo è tra i Paesi con le dinamiche più alte, assieme alla Norvegia o alla Finlandia. O all’Etiopia in Africa e agli altri Paesi del continente nero che hanno segnato economie maggiormente in crescita, come Angola, Kenya, Sudafrica. E’ fuga invece da Congo, Zambia, Zimbabwe, Sudan.
In Europa si noti lo 0,38% di aumento di immigrazione in Germania, un numero molto ridotto, soprattutto in proporzione alla positiva crescita economica, che fa da contrasto con i numeri italiani superiori anche a quelli spagnoli, proprio in un periodo di recessione.
Da qui nascono anche le attuali polemiche e l’emergenza che riempie le prime pagine dei giornali.