Corea del Nord: Pyongyang ha tentato di colpire un altoparlante al confine con la Corea del Sud, che a quel punto ha dato il via a una rappresaglia.
Corea del Nord: spari al confine
L’incidente è accaduto stamane intorno alle 9 ora italiana: l’artiglieria della Corea del Nord ha sparato oltre il confine, prendendo di mira un altoparlante che presto comincerà a ripetere senza interruzioni messaggi contro Pyongyang.
Il proiettile (probabilmente si è trattato di un razzo Grad) è caduto a circa 30 chilometri dalla capitale, riferisce la stampa sudcoreana. Non ha nemmeno sfiorato l’altoparlante che, a quanto pare, risulta essere ancora integro. Non ci sono stati feriti: la zona residenziale più vicina, quella a nord di Yeoncheon, è stata immediatamente messa in sicurezza. Tuttavia, pare che molti villaggi posti sul 38esimo parallelo, anche quelli più lontani dalla zona colpita, stiano per essere evacuati.
Circa un’ora e mezza dopo l’attacco, il ministero della Difesa di Seul ha reso noto che le truppe al confine avevano risposto al fuoco con “dozzine” di colpi d’artiglieria (pare che in tutto siano stati 36) da 155 millimetri, indirizzati verso la sorgente dell’attacco iniziale. Sembra che da nord non abbiano risposto a loro volta. Adesso, l’esercito sudcoreano sta monitorando i movimenti militari di Pyongyang.
Corea del Nord: “tecnicamente” in guerra
La tensione è nuovamente alle stelle nella penisola: le due Coree hanno firmato un armistizio nel 1953 che, però, non è stato mai ratificato da un trattato di pace. Dunque, i due paesi sono ancora “tecnicamente” in guerra. All’inizio di agosto due soldati sudcoreani, di pattuglia nella “zona demilitarizzata” lungo il confine (nonostante il nome, è una delle frontiere più “militarizzate” al mondo), hanno perso le gambe a causa di una mina. Secondo Seul, il posizionamento dell’ordigno, senza dubbio, è da imputarsi ai nordcoreani.
In seguito all’accaduto, la Corea del Sud ha annunciato la ripresa di un’operazione di “guerra psicologica” – posizionare diversi altoparlanti che a ripetizione diffondono messaggi e notiziari anti-regime lungo il confine – che era stata interrotta nel 2004, durante un periodo di riavvicinamento tra i due paesi. La Corea del Sud aveva minacciato la ripresa dell’operazione già nel 2010, dopo l’affondamento della corvetta Cheonan (46 morti) – si presume – da parte di un sottomarino del nord, e il bombardamento nordcoreano dell’isola di Yeonpyeong (circa una decina di morti).