Israele: Mohamed Allam, l’avvocato palestinese in sciopero della fame da ormai 60 giorni per protestare contro la detenzione amministrativa, è finalmente libero, dopo l’intervento della Corte Suprema Israeliana che, ieri sera, ha cassato l’ordine con cui l’avvocato era stato incarcerato.
Israele: lo sciopero della fame
Mohamed Allam, avvocato palestinese di Einabus (vicino a Nablus), si trovava in detenzione amministrativa in Israele dal novembre scorso. Circa sessanta giorni fa, aveva deciso di intraprendere uno sciopero della fame totale, per protestare contro la sua condizione di detenzione senza processo o capi di accusa.
Lo scorso 14 di agosto le condizioni di Allam si erano deteriorate al punto che l’uomo aveva perso conoscenza. I medici dell’ospedale di Barzilai (Ashkelon), tuttavia, erano riusciti a stabilizzare le sue condizioni, facendogli riprendere conoscenza, anche se solo in parte.
Israele: la reazione palestinese
La diffusione della notizia aveva scaldato gli animi in tutta la Cisgiordania dove, in particolare il gruppo Jihad Islami, di cui l’avvocato palestinese sarebbe un simpatizzante, avrebbe minacciato di non rispettare una tregua che sarebbe stata, secondo alcune voci, firmata da Israele e Hamas, onde evitare una nuova escalation militare nella Striscia di Gaza, se Allam fosse deceduto.
Manifestazioni da parte della popolazione palestinese si sono tenute in tutta la Cisgiordania e in Israele il venerdì dopo la preghiera. A contrastare le proteste è scesa in campo la destra estrema israeliana, tentando di ostacolare le manifestazioni organizzate dai palestinesi, inclusa una marcia di quasi 200 avvocati.
Israele: la decisione della Corte Suprema
Dopo che l’avvocato palestinese aveva reso noto, attraverso il proprio rappresentante legale, Jamil al-Khatib, che non avrebbe accettato la proposta delle autorità israeliane di essere liberato alla condizione di un esilio forzato per la durata di quattro anni, la Corte Suprema Israeliana si è pronunciata ieri sera, mercoledì 19 agosto, annullando l’ordine di detenzione amministrativa contro Allam.
L’avvocato rimarrà in ospedale a causa delle sue gravi condizioni mediche, che, è stato annunciato, potrebbero comprometterne le funzioni cerebrali, ma dovrà d’ora in poi essere trattato come qualsiasi paziente, ovvero dovrà essere disapplicata qualsiasi forma di coartazione fisica sinora utilizzata.
Israele: cosa è la detenzione amministrativa?
Lo stato di detenzione in cui si trovava Mohamed Allam è normalmente definito “detenzione amministrativa”. Si tratta di una forma di restrizione della libertà personale che, nei territori occupati, può essere ordinata dal Ministro della Difesa o da qualsiasi comandante dell’esercito locale, nei confronti di soggetti contro i quali vi siano indizi che consentano di ritenerli pericolosi per la sicurezza nazionale. Il provvedimento può essere comminato per una durata massima di sei mesi, rinnovabile però indefinitamente. Può essere appellato, in Israele, presso le corti distrettuali, o, nei territori occupati, presso le corti militari, oppure, in entrambi i casi, in secondo grado presso la Corte Suprema.
Sebbene Israele fondi l’utilizzo di questo strumento sulle norme previste dalle Convenzioni di Ginevra, che consentono alla potenza occupante, nei casi ove la sicurezza nazionale sia gravemente messa in pericolo, di prendere provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di soggetti protetti dalle Convenzioni, vi sono seri dubbi sulla legittimità di questo strumento e, più volte, le Nazioni Unite e il Consiglio Europeo hanno esortato Israele a prendere provvedimenti al fine di facilitare la liberazione, in particolare, di donne, bambini e membri del Consiglio Legislativo Palestinese.