Prime pagine martedì 25 agosto 2015. Il black Monday cinese è la notizia del giorno. “Dalla Cina con terrore. Il governo di Pechino tradisce la promessa di sostenere la Borsa e scatena la valanga. Panico tra gli investitori dopo i pesanti ribassi dei giorni scorsi: il Dragone è in crisi, tra svalutazione dello yuan e dati sulla crescita deludenti” (Fatto Quotidiano). “Si è creata quella che gli esperti chiamano una situazione di estrema volatilità delle quotazioni. Alimentata peraltro da singole situazioni difficili” scrive Daniele Manca sul Corriere della Sera.
L’Unità dà un consiglio: “La Cina è scoppiata? Meglio ignorarla e rilanciare il piano Juncker”. Secondo il Messaggero il crollo di Shanghai è dovuto ad “una sfiducia crescente sulle riforme di Pechino”. Per Repubblica è “svanita la fiducia nella crescita infinita”. La Stampa rassicura: “La nostra ripresa non è a rischio”. “In Cina emergono i limiti di un modello che, pur molto diverso da quello dominante nei paesi capitalistici occidentali nell’ultimo trentennio, ha in comune il contenimento dei salari e la carenza dei consumi interni (pur se a livelli molto più bassi)” scrive Il Manifesto.
Il Giornale parla di “11 settembre delle Borse”. Libero consiglia “Cina ko. Come si può guadagnare con il Dragone spompato. I consigli degli analisti”. Roberto Napoletano sul Sole 24 Ore chiede “un QE per Pechino”.