Conti pubblici, dalle Regioni nuova grana per il Governo

Pubblicato il 25 Agosto 2015 alle 12:10 Autore: Giacomo Salvini
Conti pubblici

Qualcuno parla già di un buco nei conti pubblici che oscillerebbe tra i 9 e i 20 miliardi. Solo cifre ipotetiche, per ora. Supposizioni. Di certo c’è solo che il governo Renzi ha una grana in più da risolvere. E lo dovrà fare inevitabilmente nella legge di Stabilità da presentare entro il 15 ottobre prossimo. La possibile falla nei conti pubblici arriva dalle Regioni italiane. Non tutte, ma “quasi” come ha raccontato nel fine settimana il Corriere della Sera.

Proprio domenica, infatti, il quotidiano di via Solferino titolava in prima pagina: “Regioni, bocciatura sui conti”.

La sentenza della Corte Costituzionale

Tutto inizia con la sentenza 188/2015 datata 9 luglio scorso con cui la Corte Costituzionale – su richiesta della Corte dei Conti – ha dichiarato illegittimo il bilancio di assestamento del Piemonte relativo all’anno 2013. In soldoni, il bilancio di assestamento serve per aggiornare il bilancio annuale di qualsiasi ente pubblico a seconda delle diverse situazioni emerse nel frattempo che producono degli effetti sui bilanci dell’ente stesso. I giudici della Corte avevano ritenuto illegittimo l’utilizzo dei fondi destinati a ripianare i debiti arretrati con i fornitori per gonfiare la capacità di spesa dell’ente regionale, guidato in quell’anno dal leghista Roberto Cota.

Soldi spesi per finanziare ulteriore spesa pubblica

Ricapitolando. Lo scorso 21 luglio il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) aveva aggiornato – l’ultima volta era stato nel gennaio scorso – la sezione del proprio sito riguardante il “pagamento dei debiti della Pa ai creditori”. Secondo i numeri del Tesoro, lo Stato avrebbe stanziato dal 2013 ad oggi ben 57 miliardi per ripianare i debiti, di cui 40 provenienti dal governo Monti, 7 dal governo Letta e 10 dal governo Renzi. In realtà, i miliardi messi realmente a disposizione degli enti debitori (tra cui le Regioni) sarebbero 44 pari al 79% dei fondi stanziati. Infine, al 21 luglio scorso solo 36,8 miliardi sarebbero stati veramente pagati ai creditori: lo Stato centrale ha ripagato il suo debito per intero (5,78 miliardi), quasi tutto le Province e Comuni (9,59 su 11,79) mentre il disavanzo più alto tra le risorse stanziate (27 miliardi) e i pagamenti realmente effettuati (23 miliardi) riguarda le Regioni. Un vulnus di 4 miliardi che, come ha sottolineato il Corriere della Sera ieri, “alimenta più di un timore, alla luce di quanto evidenziato proprio dalla Consulta”. “Alcuni enti locali – conclude il quotidiano milanese – una volta ottenuta la disponibilità di quei soldi, anziché pagarci i debiti li hanno spesi diversamente”.

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Ed è proprio questa l’accusa mossa dal Tesoro nei confronti delle Regioni. Queste avrebbero utilizzato i fondi destinati dallo Stato solo ed unicamente per il rimborso dei debiti arretrati della Pubblica Amministrazione (quindi vincolati ad esso) per finanziare ulteriore spesa corrente o addiritturacome in Piemonte – gonfiare la propria capacità di spesa. Quindi, dopo la sentenza della Corte, altri bilanci sono in odore di bocciatura e andranno ricalcolati con un possibile buco nei conti pubblici che potrebbe salire fino a 20 miliardi.

“Alcun impatto sui conti pubblici”

Il Ministero di Piazza XX Settembre – come riporta il Corriere della Sera – ha escluso che la soluzione “ancora da individuare” possa “mettere a rischio il pagamento dei debiti arretrati e soprattutto – sottolineano dal Tesoro – deve essere chiaro fin da ora che non ci sarà alcun impatto sui conti pubblici “.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di una legge che serva a spalmare il debito su più anni senza l’intervento diretto dello Stato, scrive sempre il quotidiano diretto da Luciano Fontana.

Rossi: “Giù le mani dalle Regioni”

Intanto nella giornata di domenica sono arrivate le prime reazioni da parte dei governatori. In primis Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, che ha preso carta e penna e ha vergato un post molto duro sull’Huffington Post dal titolo: “Giù le mani dalle Regioni. Il governo non ha nulla da temere dai nostri conti”. Riguardo alla delicata questione il governatore scrive che “la Toscana non può in nessun modo essere inclusa tra le Regioni che avrebbero questo tipo di problemi: il nostro rendiconto dei bilanci 2013 e 2014 è stato regolarmente parificato e cioè approvato dalla Corte dei Conti regionale”. “I finanziamenti erogati dallo Stato centrale per il pagamento dei debiti regionali – continua Rossi – non sono stati utilizzati per nuove spese correnti o per investimenti, e vengono regolarmente rimborsati al tasso d’interesse prefissato”.

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Veneto e Lombardia replicano alle accuse

Prese di posizione ufficiali arrivano anche da Veneto e Lombardia. La regione guidata da Luca Zaia ha precisato in un comunicato ufficiale che “il Direttore Generale dell’Area Bilancio ha garantito che le scritture contabili in bilancio regionale sono conformi a quanto stabilito nelle leggi regionali di autorizzazione a copertura finanziaria delle due tranche di anticipazione accese presso lo Stato” e che “la Corte dei Conti del Veneto non ha, ad oggi, contestato alcun che”. Laconico invece il governatore della Lombardia Roberto Maroni che ha affidato a twitter la propria replica: “I Bilanci della Lombardia già promossi dalla Corte dei Conti. Al governo ribadisco: applichi i costi standard”.

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Chiamparino: “Con Renzi patti chiari e amicizia lunga”

Infine è intervenuto anche Sergio Chiamparino, attuale governatore del Piemonte. In un colloquio sempre con il Corriere della Sera ha inviato un messaggio al governo: “La copertura di questi disavanzi non è compatibile con la richiesta di ulteriori sforzi a carico delle Regioni per la quadratura dei conti pubblici”. Il riferimento, neppure tanto velato, riguarda i nuovi possibili tagli che le Regioni dovrebbero sostenere per finanziare l’abolizione della Tasi promessa dal governo: “Con Renzi patti chiari e amicizia lunga – conclude Chiamparino – quest’anno abbiamo rinunciato ad un aumento di 2,3 miliardi del Fondo sanitario. Nel 2016 questo dovrebbe salire di 5,3 miliardi: 2,3 li abbiamo tolti, ma sui 3 aggiuntivi che il governo deve mettere non facciamo scherzi. Altrimenti le Regioni che sono in piano di rientro, come la mia, non ce la faranno a uscirne, ed altre, che sono sull’orlo, cadranno”.

 

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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