Sembra passata un’era da quando, nella primavera del 2011, l’onda arancione di De Magistris e Pisapia irrompeva sulla scena politica italiana. Un’ “onda anomala” che da Napoli a Milano contribuì all’eclissamento di Berlusconi e dell’allora PDL, nei mesi più difficili della carriera politica dell’ex Cavaliere.
Mancano solamente otto mesi alle elezioni amministrative che segneranno il destino politico non solo di alcune tra le più importanti città italiane, ma anche quello di Matteo Renzi. Perché una sconfitta a Milano, dopo che Giuliano Pisapia ha interrotto una continuità istituzionale del centrodestra che durava da oltre venti anni, significherebbe una debacle del PD e, soprattutto, del segretario-premier, non più in grado di attrarre voti per il suo partito.
Nel bel mezzo dell’Expo, Pisapia, intervistato dal Fatto Quotidiano, parla a tutto tondo della sua esperienza da primo cittadino, elencando sia i successi che le sconfitte della sua amministrazione.
Pisapia: “Mi riposerò a fine mandato”
“È un momento importante per Milano” ha affermato il sindaco “qui ci stiamo giocando parte del futuro del Paese. La città sta rinascendo, scala le classifiche delle metropoli europee, è molto avanti, per esempio, nella raccolta differenziata, è ormai prima in Europa nel car sharing, le auto condivise. Per questo ho scelto di restare qua, con i tanti cittadini che in vacanza non ci sono andati. Ho ancora otto mesi di lavoro, mi riposerò quando avrò finito il mio mandato”.
Il riferimento è, ovviamente, al collega romano, Ignazio Marino, che nel bel mezzo della bufera di Mafia Capitale e mentre il X Municipio (Ostia) viene sciolto per mafia, se ne resta oltreoceano in vacanza.
“Importante è che continui il progetto”
Gianni Barbacetto, giornalista del Fatto, gli chiede allora perché non voglia portare avanti il lavoro iniziato quasi cinque anni fa candidandosi per un secondo mandato. “Importante è che continui il progetto, non che a Palazzo Marino resti Pisapia”, ha detto il sindaco.
“Apporto importante della cittadinanza attiva”
Il progetto a cui fa riferimento Pisapia è la nascita di una coalizione di centrosinistra “con un apporto importante della cittadinanza attiva”. Nella giunta del sindaco, infatti, “sei assessori vengono dai partiti, sei dalla cosiddetta società civile. La mia è un’amministrazione che collabora e dialoga con i partiti della coalizione che la sostiene, ma ha una sua piena autonomia. Le sue caratteristiche sono il rispetto della legalità, l’onestà intellettuale, la capacità di dialogare con tutti, ma anche la forza di fare scelte coraggiose”.
E mentre nel centrodestra si dibatte sulla possibilità di utilizzare o meno le primarie per scegliere il candidato sindaco della coalizione, nell’area del centrosinistra ci sono già due candidati pronti a prendere il posto di Giuliano Pisapia a Palazzo Marino: Pierfrancesco Majorino ed Emanuele Fiano. Ma si fanno anche alcuni nomi vicini a Matteo Renzi, come il commissario unico di Expo Giuseppe Sala o l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli.
“Primarie sempre competizione vera”
Cosa ne pensa Pisapia di questi nomi? “Io non faccio nomi. Comunque le primarie non sono mai “confermative”, sono sempre una competizione vera, come abbiamo dimostrato a Milano e a Genova con Marco Doria. Ci sono dei ‘sentimenti’ che non sono di schieramento politico e che possono cambiare nel giro di una settimana”.
Quando al sindaco di Milano viene chiesto un bilancio di questi quasi cinque anni a capo della città dell’Expo, elenca sia i risultati positivi che quelli negativi portati a casa dalla giunta di centrosinistra.
Il bilancio del mandato da sindaco di Milano
“La prima cosa positiva è aver salvato 2mila posti di lavoro di Sea Handling, la società partecipata del Comune che movimenta i bagagli degli aeroporti milanesi. Poi aver restituito alla città la Darsena, che era destinata a diventare un parcheggio ed è diventata invece un posto bellissimo. E aver riqualificato tanti luoghi della città, come il quartiere di Santa Giulia, o Quarto Oggiaro, dove abbiamo messo la sede delle nuove start up, o Ripamonti. Infine l’impegno per la legalità: non solo la commissione e il comitato antimafia, ma anche il recupero di tanti beni confiscati alle cosche”.
Le sconfitte di Pisapia
La lotta alla burocrazia, invece, è la vera sconfitta del sindaco, “con leggi che complicano anziché facilitare l’intervento degli amministratori”, ma anche “le politiche per i giovani sono state deboli e abbiamo recuperato solo negli ultimi otto mesi”. Ulteriore sconfitta il Teatro Lirico, in quanto Pisapia sperava “di restituirlo alla città, invece i lavori sono cominciati, ma non finiranno presto. I tempi dei lavori pubblici sono troppo lunghi, non siamo ancora in grado di conciliare rispetto della legalità e ragionevole celerità delle opere”.
Su Expo: “A fine ottobre valutazione complessiva”
Da ultimo, il capitolo Expo: “In agosto ha avuto una ripresa ed è andato benissimo, ma solo a fine ottobre si potrà fare una valutazione complessiva, che non dovrà essere basata solo sul numero delle presenze – si punta ai 18 milioni d’ingressi. I conti di Expo li faremo a fine ottobre. Il dopo Expo, con il progetto dell’Università Statale e il contributo di governo e Cassa depositi e prestiti, potrà diventare non un peso, ma un’opportunità per la città.
Cosa farà Pisapia una volta che non sarà più sindaco di Milano? “Certamente un periodo di riposo, visto che in questi anni non ho fatto più di una settimana di vacanze all’anno, restando presente sempre, anche il sabato e la domenica.”
Pisapia sul centrosinistra
Per il futuro politico del centrosinistra, invece, Pisapia, che non crede nel bipartitismo “com’è prefigurato dalla legge elettorale che è stata approvata”, auspica che SEL non rompa con il PD, e che il centrosinistra possa essere “nutrito dalle esperienze di chi viene da fuori dei partiti, in una coalizione che abbia al suo interno anche la sinistra”.