La crisi economica non è finita, è certo. Si dice che la notte sia sempre più buia prima dell’alba e, qualora venissero confermati i dati sulla ripresa della crescita a cavallo tra 2014 e 2015, ancora una volta il detto non sarebbe sbagliato. Infatti i dati Cerved, business unit dedicata ai servizi per le banche e per le finanziarie, analizzati dall’Ansa rivelano come nei primi tre mesi dell’anno sono state 3.811 le aziende chiuse per fallimento (+ 4,6% rispetto al primo trimestre 2013). Tuttavia vanno posti alcuni punti fermi: anzitutto la crescita spropositata dei default degli anni passati. Ecco perché, oggi, il dato ha valore numerico in controtendenza.
Ecatombe imprese. Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cerved, spiega i numeri: “nel primo trimestre 2014 si contano in tutto 23mila chiusure di aziende. Il 3,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo miglioramento è attribuibile alla diminuzione delle liquidazioni volontarie, che hanno fatto registrare un calo del 5%, e delle procedure non fallimentari (-1,4%)”. Entrando nello specifico è il nord est a registrare il calo dei fallimenti più visibile: -1,8%. Alti i default, invece, nelle altre zone d’Italia: +3,7% nel nord-ovest, +5,7% nel Mezzogiorno e nelle isole e +10,3% nel centro Italia.
Nelle conclusioni De Bernardis entra nello specifico delle voci: “a soffrire maggiormente è il settore dei servizi (+7,3%) e quello delle costruzioni (+6,3%). Ancora in leggero rialzo la manifattura (+0,8%), anche se segna una decisa frenata rispetto ai dati dell’ultimo trimestre 2013”.
Daniele Errera