Del binomio berlusconismo e antiberlusconismo che avrebbe, secondo il premier Matteo Renzi, bloccato l’Italia per vent’anni ne hanno parlato tutti. Noi di Termometro Politico abbiamo riportato tutti i commenti alle parole del capo del governo. Mancava però il punto di vista di chi Berlusconi lo conosce bene: il direttore de Il Giornale (quotidiano di famiglia dell’ex premier), Alessandro Sallusti, per l’appunto.
Come tutti i cancri, anche l’antiberlusconismo militante è difficile da estirpare. Dalle colonne di la Repubblica e del Fatto i guerriglieri di sempre hanno ridato fiato alle trombe, complice l’affermazione di Matteo Renzi che «berlusconismo e antiberlusconismo pari sono nei danni che hanno provocato al Paese».
Certo, molti di loro sono invecchiati e non hanno lo smalto esibito negli anni Novanta, alcuni si sono pure rimbambiti a furia di ripetere le stesse cose, quasi tutti pontificano da ville, hotel e spiagge di lusso grazie ai non pochi soldi fatti pontificando che Berlusconi è uno sporco capitalista.
Parliamo di una manica di ipocriti opportunisti, compagni di lotta rivoluzionaria finiti per convenienza ai vertici del sistema borghese, che si tratti di giornali, università o istituzioni poco importa. Volevano il comunismo al potere e si sono ritrovati prima Berlusconi e ora Renzi, democristiano amorale e opportunista. Già questo la dice lunga, oltre che sul comunismo, sulla loro intelligenza, sulla capacità di incidere nella società reale che c’è oltre il confine di Capalbio, spiaggia chic eletta a sede sociale […]
[…] Non cadiamo nella trappola linguistica di Renzi. Berlusconismo e antiberlusconismo non si possono mettere sullo stesso piano ma per il motivo opposto a quello sostenuto dai guerriglieri di Repubblica e Fatto. Il primo ha prodotto il primo vero tentativo di cambiare questo Paese, il secondo è stato un attentato contro questo Paese e le sue istituzioni messo in atto dalla sinistra attraverso tradimenti, con la complicità di Stati esteri, magistratura deviata e linciaggi mediatici. Un colpo di Stato che, ironia della sorte, ha prodotto uno come Matteo Renzi. Ben gli sta.