Massimo Fini: “Renzi rappresenta l’italiano medio. Vent’anni di Berlusconi hanno creato un doppio diritto”
Massimo Fini a tutto campo su Renzi e Berlusconi, in un’intervista di Silvia Truzzi al Fatto Quotidiano, il giornalista e scrittore parla di Berlusconi e antiberlusconismo e non risparmia critiche all’ex e all’attuale presidente del Consiglio. Per Fini la lotta al sistema berlusconiano è stato principalmente affermare il primato della legalità, di converso il berlusconismo ha rappresentato il “tentativo di affermare che la legge esiste solo per i poveri cristi”. E ha aggiunto: “è stato creato un doppio diritto: uno per i poveracci, che obbedivano al ‘dura lex sed lex’, e quindi ‘in galera subito e buttiamo pure le chiavi’, come disse Daniela Santanchè; e poi un secondo diritto inesistente, riservato ai potenti che in sostanza erano legibus soluti”.
In base alle dichiarazioni di Renzi non solo il berlusconismo ma anche l’antiberlusconismo è stata una delle cause della paralisi italiana. Secondo Fini però: “il tentativo di impedire a Berlusconi di possedere l’intero comparto radio-televisivo italiano fu fatto dalla magistratura. Poi intervenne Craxi e fu fatta la legge Mammì. Quando violi un principio, non sai mai dove vai a finire”. Dure le parole di Fini sul premier: “Renzi rappresenta l’italiano tipo che durante la lotta tra fascismo e antifascismo aspettava di vedere chi avrebbe vinto per poi schierarsi. Nel periodo berlusconiano ha fatto il pesce in barile e ora gli fa comodo presentarsi come l’uomo nuovo, che non era stato toccato da quella contrapposizione né in un senso né nell’altro”. E sul patto del Nazareno aggiunge: “ha poco a che vedere con la questione morale: è un’intesa che poteva firmare con lui come con chiunque altro”.
Un giudizio su Renzi che si traduce nella critica, per un premier di sinistra, di essersi alleato proprio con Berlusconi: “la più grave responsabilità di Berlusconi – condivisa anche dalla sinistra – è stata aver tolto al popolo italiano quel poco di senso di legalità che gli era rimasto”. L’ex cav colpevole non solo di aver paralizzato il paese, ma secondo Fini: “è lungo l’elenco delle leggi che hanno cercato, riuscendoci in parte, di cancellare principi come l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Producendo effetti che durano ancora oggi, perché l’importanza dello Stato di diritto è molto scesa nella percezione dei cittadini. Mafia capitale ne è un esempio, ma è solo uno dei tanti”.
“L’illegalità non dispiace agli italiani”
Un declino – secondo Massimo Fini – per il paese che non è solo responsabilità della classe politica, ma di tutta la società italiana. La prova è la vicenda politica di Antonio Di Pietro, che “da eroe osannato, insieme al pool e a Borrelli, è diventato nel giro di pochissimo tempo il peggior nemico di quasi tutti.” – questo perché “in fondo il sistema d’illegalità diffusa non dispiace agli italiani. Certamente non è il loro primo pensiero. Spiace dirlo, ma le battaglie che alcuni di noi hanno fatto sono state perfettamente inutili”.
Una parabola discendente, non solo per la classe politica, ma per tutta la società: “l’italiano oggi è fatto in questo modo, ma non è sempre stato così. Sono abbastanza vecchio per ricordare che negli anni Cinquanta l’onestà era un valore, nel mondo contadino, negli ambienti borghesi come in quelli proletari. È una degenerazione etica e culturale cui hanno contributo moltissimi fattori: Berlusconi è uno di questi, ma non il solo”. Un declino al quale ha contribuito anche l’evoluzione dei mezzi di comunicazione: “un processo che ha fatto rincretinire la gente, sembra che il popolo non aspettasse altro. Sennò non si capisce il capovolgimento per cui Tangentopoli da simbolo di riscossa è diventata un modello negativo. La democrazia è un sistema di parole, il modo migliore per ingannare la gente. Preferisco l’Isis…”
Ilaria Porrone