Caos immigrazione: centinaia di migranti, soprattutto siriani, sono stati bloccati alla stazione di Budapest; hanno protestato al grido “Germania, Germania”.
Caos immigrazione: i disordini di Budapest
Hanno protestato sventolando il proprio biglietto e gridando “Germania, Germania”; centinaia di persone, forse un migliaio, soprattutto siriani, afghani ed eritrei, stamattina hanno affollato la stazione di Budapest quando la polizia gli ha negato l’accesso ai treni diretti in Germania, via Austria. Da parte sua, il governo ungherese ha spiegato che la misura si è resa necessaria per far rispettare le norme dell’Ue; secondo il Trattato di Dublino si richiede l’asilo nel primo paese dell’Unione Europea in cui si fa ingresso, la Germania ha sospeso il regolamento per i siriani.
Solo ieri, hanno raggiunto Vienna in treno 3650 migranti (non c’erano mai stati così tanti arrivi in un solo giorno), anche se i controlli sono ancora in corso, molti di loro non sono richiedenti asilo, riferiscono dalla polizia austriaca, tuttavia, proveranno lo stesso ad arrivare in Germania. Sono arrivati sempre dall’Ungheria, dove hanno lasciato campi profughi improvvisati, in molti, però, non avevano i documenti necessari per spostarsi sul territorio europeo e, quindi, sono stati rimandati indietro presso le strutture ungheresi. Ambiguità e polemiche sono destinate a continuare finché la situazione giuridica di chi pressa la frontiera non verrà chiarita, la critica delle autorità ungheresi all’indirizzo di Berlino.
Caos immigrazione: il vertice di metà settembre
300mila migranti hanno provato a raggiungere l’Europa dall’inizio dell’anno; luglio mese record con 100mila arrivi. Una crisi senza precedenti che i 28 ministri dell’Interno dell’Unione Europea sono chiamati ad affrontare il 14 settembre, anche se è ancora lontana la possibilità di una soluzione congiunta. Probabilmente al prossimo vertice sarà messo in discussione “Schengen“, il trattato che ha determinato la creazione di una zona in cui è permessa la circolazione senza passaporto. Ai paesi che lo hanno sottoscritto, però, sono permessi dei controlli se a rischio c’è la sicurezza nazionale: da più parti verrà chiesta maggiore discrezionalità.
Dunque, la sensazione è che si stia preparando una serie di provvedimenti in stile “Fortezza Europa“, considerando che mettere in discussione “Schengen” ha anche un alto valore simbolico. Difficilmente verranno prese in considerazione a livello pratico misure al contrasto dei trafficanti di esseri umani, piani di contrasto alla povertà nell’Africa subsahariana, o azioni volte alla pacificazione in primis di Libia e Siria. La paura dei “migranti” si diffonde sempre più in Europa, a maggior ragione in contesti con alti tassi di disoccupazione e tagli all’assistenza sociale: le autorità europee ci tengono a non apparire troppo “soft”.