Elezioni Grecia, e Nea Demokratia infine sorpassa Syriza
Elezioni Grecia, e Nea Demokratia infine sorpassa Syriza
E dopo un graduale avvicinamento delle percentuali, è arrivata l’ora del sorpasso in Grecia.
Le elezioni del 20 settembre si preannunciano sempre più combattute. Non sappiamo se Tsipras si è pentito di avere chiesto elezioni anticipate, ma i numeri propenderebbe per questo:
Come si vede in un sondaggio, quello di GPO, Nea Demokratia supera addirittura Syriza, 29% contro 28,7%. Gli altri istituti di sondaggi, Alco e Pulse, vedono distacchi veramente minimi, dello 0,5% e del 1,1%.
Di fatto c’è parità, e certamente, come abbiamo già visto nessuno avrà la maggioranza assoluta e sarà necessario per chiunque vinca allearsi non a uno ma a due partiti. Sono i partiti minori infatti i probabili vincitori delle prossime elezioni, con l’eccezione degli Indipendenti Greci, ex partner di governo di Tsipras, che lottano per superare la soglia del 3%: l’Unione dei Centristi per esempio dovrebbe riuscire a passare dal 1,8% al 3,5%-4,5% ed entrare in Parlamento, mentre si attende un risultato stabile per i liberali di Potami, e anzi in leggero aumento per i socialisti del Pasok, così come per gli inossidabili comunisti del KKE e Alba Dorata.
La novità è Unità Popolare, il partito degli scissionisti di Syriza, che non hanno appoggiato gli accordi con i creditori, visti come un cedimento sulle posizioni tradizionali, e si presenteranno raccogliendo secondo i sondaggi intorno al 5%
Elezioni Grecia: tutti i partiti lontano dalla maggioranza
Come conseguenza di questa situazione non vi sono partiti vicino alla maggioranza assoluta: sia che vinca Nea Demokratia o che vinca Syriza, non riusciranno ad arrivare oltre i 132 seggi, mentre la maggioranza è di 151 seggi.
Vediamo le proiezioni dei seggi da questi ultimi sondaggi:
Vi sarà quindi bisogno di altri due partiti come alleati, presumibilmente due dei 3 partiti moderati centristi, Pasok, Potami o Unione dei Centristi.
In ogni caso si avrà uno spostamento verso il centro, e un maggiore moderatismo nelle posizioni anche nelle discussioni con i creditori europei.