Est Ucraina, Lavrov: “L’Ucraina è sull’orlo della guerra civile”
Che le regioni sud-orientali dell’Ucraina siano de facto in uno stato di guerra civile risulta chiaro ai più, le parole del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov non fanno che confermare la possibilità sempre più concreta di un’ulteriore escalation di violenza nel paese – ormai, sembra definitivamente, diviso a metà – e i pericoli per la sicurezza internazionale dovuti al probabile ingresso nella NATO di Kiev.
Forti del risultato plebiscitario del referendum secessionista, anche se i media internazionali non mancano di enumerare i sospetti di brogli e irregolarità nello svolgimento del voto, le milizie che combattono per l’indipendenza della regione del Dombass hanno lanciato un ultimatum alle forze regolari messe in campo da Kiev, le quali nella notte hanno distrutto due installazioni degli insorti nei pressi di Kramatorsk e di Slovyansk, causando 11 morti, anche se le fonti del ministero non parlano che di feriti. L’esercito di Kiev ha a diposizione 24 ore (scadrà alle 19 italiane) per ritirarsi: “se i blindati e i blocchi stradali del potere che si autodefinisce legittimo non saranno ritirati, ho abbastanza forze e mezzi per distruggere e bruciare tutto, i gruppi di ricognizione e di sabotaggio sono pronti a intervenire, alcuni occupano già le loro posizioni” recita il comunicato di Serghei Zdrillouk, un capo dei “ribelli”, rilasciato all’agenzia di stampa Ria Novosti.
La situazione è di quelle senza ritorno: le repubbliche di Donetsk e Lugansk in queste ore stanno discutendo della loro possibile unione sotto un’unica bandiera, il nuovo stato potrebbe chiamarsi “Novarossija”, termine che al tempo degli “zar” identificava le regioni orientali dell’Ucraina, usato da Putin qualche tempo fa durante una conferenza stampa incentrata sulla Crimea.
Continua a proclamarsi fermamente contrario allo scenario autarchico che si profila per le regioni orientali Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco di Ucraina e che tiene sotto controllo l’economia dell’Est, in questo momento seduto al tavolo di unità nazionale voluto dalle autorità centrali e a cui partecipano tutte le maggiori personalità ucraine: “è già esaurita la possibilità di mantenere lo status quo dove Kiev ha tutti i poteri e le regioni si sviluppano sui resti” ma anche l’ipotesi secessionista è da scartare per via delle prevedibili sanzioni che la comunità internazionale imporrà a delle “repubbliche che nessuno riconoscerebbe”; esclusa, da parte di Akmetov, anche l’annessione alla Russia che “non farebbe bene né al Dombass né alla Russia”.
Guglielmo Sano