Renzi ha scalato il Pd ed è salito a Palazzo Chigi giocando sempre tutte le sue partite politiche all’attacco. Ha sempre criticato la “vecchia dirigenza” del Pd e della sinistra. Ha sostituito Enrico Letta dicendosi certo che col suo Governo avrebbe saputo imprimere una svolta più autorevole alle riforme. Forse oggi per la prima volta vive una fase in condizioni politiche diverse. Per quanto cerchi di accelerare come dimostrano gli sforzi in materia di riforme al premier e segretario del Pd i suoi oppositori chiedono conto dell’azione del suo governo e dei risultati del Partito Democratico nelle ultime occasioni in cui si è votato.
D’Alema: “Renzi svilisce il Pd”
Nello schema appena descritto risaltano i continui attacchi di Massimo D’Alema. Nell’intervista di Aldo Cazzullo pubblicata dal Corriere D’Alema afferma: “Non ho mai svilito la nostra storia comune, come sta facendo Renzi. È vero che in passato il centrosinistra ha conosciuto divisioni. Ma oggi si rischiano lacerazioni ben più drammatiche”. A preoccupare il dirigente storico della sinistra è quella che chiama “rottura sentimentale” tra il Pd e una parte degli elettori. Si tratta di “una cosa più grave di una rottura politica”. E poi aggiunge: “Non lo dice un gufo; lo dice uno che resta nel Pd, seppur maltrattato. Sarebbe saggio cambiare tono. Perchè c’è qualcosa in Renzi che va al di là delle scelte politiche; è proprio questo tono sprezzante e arrogante, verso le persone del nostro stesso mondo, verso la nostra stessa storia”.
D’Alema spiega di essere stato “coperto di insulti per aver fornito in un dibattito qualche dato oggettivo: nei sondaggi siamo precipitati dal 41% al 32; e le regionali hanno confermato la tendenza. Per ordine dall’alto è iniziato un linciaggio di tipo staliniano. Il Pd sta abbandonando molti valori della sinistra, ma non i metodi dello stalinismo”. Sul rischio scissione nel Pd afferma: “Mi occupo di politica internazionale. Non ho problemi, non cerco cariche”. Parla anche della legge elettorale: “è stata costruita per un Pd al 40%; oggi rischia di diventare una trappola mortale. Il ballottaggio sarebbe tra Renzi e Grillo; e dubito che i leghisti voterebbero Renzi. Farsi la legge elettorale su misura porta sfortuna”.
Concorda con l’ex premier, Pierluigi Bersani. “Quella di D’Alema al Corriere della Sera, è un’intervista sincera. Con lui si può essere d’accordo o no per quel che ha detto, dice o dirà, però certi ammonimenti o prediche a D’Alema arrivano da pulpiti che, per eufemismo, definirò poco probabili. Come segretario del Pd, Matteo Renzi ha il compito di trovare testardamente la sintesi, non fare le riforme con i transfughi. Come capo del governo dovrebbe lasciare un minimo di margine al parlamento, non conosco costituzione fatta dal governo fino alle virgole”.
A loro ha risposto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: “La maggioranza c’è sempre stata in parlamento e anche adesso la maggioranza che sostiene il governo c’è. Per noi – aggiunge – è importante che ci sia tutto il Pd”.
Riforme, Zanda: “Siamo vicini ad un risultato positivo”
“Siamo vicini ad un risultato positivo”. Luigi Zanda, tra i più attivi ‘tessitorì attorno al ddl Boschi, non nasconde un certo ottimismo dopo gli ultimi contatti avuti. “Tutte le parti in causa vogliono che la riforma sia approvata”, assicura all’Adnkronos il presidente dei senatori Pd. Il capogruppo dem non entra nel dettaglio degli snodi, tecnici e politici, che possano avvicinare le distanze sui punti più delicati, come l’elettività del Senato, ma sottolinea: “vedo la possibilità di una conclusione positiva”. Anche da parte dei 25 dissidentì Pd? “Ho detto da parte di tutte le parti in causa”,
Congresso Pd, chi scalda i motori
Per battere Renzi al prossimo congresso, previsto nel 2017, si vocifera che si stiano riscaldando in tanti. Ignazio Marino, sindaco di Roma, ci starebbe pensando. Michele Emiliano lavora al progetto di Ulivo 2.0 ed Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, a domanda sulla sua diretta partecipazione al congresso come candidato giorni fa ha risposto “Perché no?”.
Ex Sel che non vogliono abbandonare il centrosinistra
Mentre Sinistra Ecologia e Libertà si prepara ad unirsi ad altri soggetti della sinistra per competere col Pd ed uscendo dal centrosinistra (con le alleanze in ogni turno di elezioni amminisrative) c’è anche chi come il senatore Dario Stefano non vuole abbandonare il centrosinistra dando risalto ad un disagio a suo dire diffuso nelle fila di Sel. Come lui potrebbero decidere di seguire la stessa strada anche soggetti autonomi che una volta venivano chiamati “indipendenti”.
Questi, stando a quanto rivela Repubblica, avrebbero individuato in Giuliano Pisapia, il leader giusto per riprendersi la rivincita su Renzi.