Schengen: cosa succede se di sospende il trattato che sancisce la libera circolazione nel territorio europeo per rispondere al massiccio arrivo di migranti?
Schengen: cosa dice?
Sin dal 1995 – nel 1997 sono entrati in vigore in Italia – gli “Accordi di Schengen” consentono la libera circolazione delle persone all’interno dello spazio europeo; infatti, non è stato sottoscritto solo dalla stragrande maggioranza dei membri dell’Ue (ad eccezione di Regno Unito, Irlanda, Romania, Bulgaria, Cipro, Croazia che, tuttavia, o vi partecipano de facto sotto alcuni aspetti, o l’hanno sottoscritto ma non sono ancora in grado di attuarlo sotto il profilo tecnico per cui mantengono i controlli alle frontiere) ma anche da stati che non appartengono alla Comunità Europea, come la Svizzera o la Norvegia.
Con la sua sottoscrizione sono state sostanzialmente abolite le “frontiere interne” consentendo, per esempio, a un cittadino italiano di entrare e soggiornare brevemente in Germania senza dover mostrare passaporto e visto ma unicamente un documento d’identità. Dopo Schengen, teoricamente, esiste un’unica grande “frontiera esterna”. In seguito alle crescenti pressioni migratorie, nel 2012, i firmatari hanno deciso di implementare il trattato con una clausola che ne permette la sospensione per un periodo limitato di 6 mesi (rinnovabile per i successivi 6 mesi).
La scelta è da imputare principalmente a motivi di sicurezza: per qualche motivo i controlli alla “frontiera esterna” non funzionano “correttamente”, allora si può decidere di ripristinare i controlli alla “frontiera interna”. In realtà, il Trattato già prevedeva questa eventualità (una breve sospensione di Schengen è “prassi”, per esempio, in occasione di importanti meeting come il G7), ma solo nell’occasione appena descritta si decise di darle una più chiara strutturazione.
Schengen: l’impatto sull’immigrazione
Spesso gli Accordi di Schengen vengono definiti “irreversibili”, anche per lo sviluppo economico seguito all’abolizione delle frontiere tra gli stati europei; d’altra parte sempre più spesso vengono associati ai problema della gestione dei flussi migratori. Comunque, basta la breve spiegazione fornita prima per capire che Schengen ha poco a che fare con l’emergenza di questi mesi, l’arrivo di centinaia di migliaia di profughi da Siria, Iraq, Eritrea, Libia, etc.
Se l’Italia sospendesse Schengen, per esempio, continuerebbe ad essere approdo di migliaia di migranti, visto che per loro non cambierebbe nulla. Stessa cosa vale per i paesi dell’est. Sospendendo gli accordi sulla libera circolazione, le cose cambierebbero solo per i cittadini europei che avrebbero più difficoltà a passare da un paese all’altro.
Secondo molti esperti, invece di guardare alla sospensione di Schengen, bisognerebbe accelerare il processo di revisione del “Regolamento di Dublino“, quello relativo al diritto d’asilo; da più parti è ormai ritenuto obsoleto, tanto che la Germania, quello sì, ha deciso di sospenderlo, accettando, in pratica, tutte le richieste d’asilo provenienti da cittadini siriani per quest’anno. Secondo il Regolamento di Dublino l’esame di una richiesta d’asilo (si può fare per un solo paese) spetta alla stato membro che ha svolto il ruolo maggiore nell’ingresso del richiedente: chiaramente tale disposizione va a scapito di paesi come Italia e Grecia.