Il governo vuole portare a casa il provvedimento sulle unioni civili, per coppie etero e non, a firma della deputata PD Monica Cirinnà. Gli ostacoli in questi ultimi mesi sono stati molti e continua la diatriba all’interno della maggioranza. I cattolici del PD hanno presentato un emendamento in Commissione Giustizia al Senato che risalta la diversità tra matrimonio e unioni: queste ultime saranno una “specifica formazione sociale”. ù
E’ stato approvato dai voti di PD e Movimento 5 Stelle, Area Popolare (NCD-UDC) si è astenuta. Per quanto riguarda i diritti legati a questo nuovo istituto non si farà più riferimento all’articolo 29 della Costituzione, quello che disciplina il matrimonio, ma bensì all’articolo 2 della stessa, aggirando così i pericoli di costituzionalità che potrebbero affacciarsi lungo il percorso già accidentato di questa proposta di legge. Infatti in un’intervista ad Avvenire il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli spiegava che “la Corte Costituzionale ha fissato due pilastri. Uno: riconoscere giuridicamente le unioni civili e immaginare forme di garanzia che non vanno rinviate. Due: evitare la omologazione al matrimonio”.
Unioni civili, parlano Sacconi e Giovanardi
Maurizio Sacconi di NCD-Area Popolare all’accusa di ostruzionismo inutile del suo partito da parte di Giuseppe Lumia (PD) e 5 Stelle a questo provvedimento, dichiara nel merito: “La definizione delle unioni civili come ‘specifica formazione sociale’ appare come un disperato espediente causidico per distinguerle dal matrimonio ma, come abbiamo più volte detto, se un animale abbaia come un cane ragionevolmente è un cane”.
Rincara la dose il collega di partito Carlo Giovanardi: “La nostra astensione vale come un voto contrario” perché l’emendamento che definisce le unioni civili come specifica formazione sociale “non risolve i nodi della reversibilità, dell’utero in affitto e delle adozioni”.
Lorenzo Chemello