L’ultimo atto del Jobs Act sta per approdare al Consiglio dei Ministri con gli ultimi decreti in materia di semplificazioni, politiche attive, ammortizzatori sociali e ispezioni.
La rivoluzione del lavoro proclamata da Renzi si appresta a diventare operativa su tutti i fronti.
Temi Jobs Act
– semplificazioni dei rapporti di lavoro: nel testo è inserito il tema del controllo a distanza che ha suscitato non poche polemiche. Lo stesso Poletti vorrebbe aprire ai sindacati, ma il Premier tira dritto sulla prima versione del decreto. Il contenzioso tra sindacati e governo è la possibilità da parte dei datori di lavoro di poter usare i dati raccolti da smartphone, pc e tablet per interventi disciplinari sui dipendenti. Una mediazione sarebbe inasprire le sanzioni penali per chi viola le norme sulla privacy, andando in contro così alle richieste dei sindacati. Infine una semplificazione dell’attività ispettiva attraverso un’agenzia unica per le ispezioni sul lavoro che riunisce le azioni del Ministero del Lavoro, dell’Inps e dell’Inail;
– politiche attive del lavoro: la novità è l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro che si occuperà di coordinare i territori. Inoltre, introduzione del contratto di ricollocazione per disoccupati alla ricerca di un lavoro e una definizione sui principi comuni delle politiche attive;
-ammortizzatori sociali: riordino della cassa integrazione intervenendo sulla disciplina degli strumenti di tutela del reddito operanti in costanza di rapporto di lavoro unificando la trattazione in un unico testo. La durata della Cassa Integrazione viene riformata a 24 mesi, che possono diventare 36 mesi quando si ricorre ai contratti di solidarietà, nell’ambito di un quinquennio mobile. Gli stessi ammortizzatori vengono estesi per le imprese con oltre cinque dipendenti.
Un problema segnalato al Governo è quello di adeguare il personale pubblico dei Sevizi all’impiego alle nuove politiche attive, che deve cambiare modo di pensare per rendere più efficaci le politiche dell’occupazione.
Poi è possibile anche il riassetto sulla delega fiscale, visto i cinque decreti da esaminare su cartelle esattoriali, riorganizzazione delle agenzie fiscali, agevolazioni, revisione delle sanzioni e contenzioso tributario. E’ giallo invece sullo stop all’anatocismo degli interessi sulle cartelle con la riduzione dell’aggio dall’8 al 6% e l’agenzia delle Entrate a colmare eventuali perdite che Equitalia dovesse ricavarne.
La riforma in generale è nel mirino di tutte le opposizioni che criticano i numeri forniti dal governo riguardanti il Jobs Act e i suoi effetti, più volte le smentite e le conferme dalle agenzie che si occupano di lavoro. Adesso che il Jobs Act sta per completarsi, solo il tempo mostrerà gli effettivi risultati.
Jobs Act, Poletti: “Sono soddisfatto”
“Esprimo soddisfazione per la conclusione della riforma del lavoro”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, riferendosi al Jobs Act. “Oggi – ha detto – sono stati approvati gli ultimi quattro decreti del Jobs act. Abbiamo rimesso al centro il contratto a tempo indeterminato. Centinaia di migliaia di precari hanno un contratto stabile”. “Abbiamo esteso gli ammortizzatori sociali a 1,4 mln di lavoratori prima senza copertura, cioè i lavoratori in azienda da 5 a 15 dipendenti”. Non solo. “Per i controlli a distanza siamo intervenuti sull’art. 4 dello Statuto dei lavoratori rispetto alla privacy, colmando un vuoto normativo. Oggi abbiamo una normativa complessiva con al centro due obiettivi: una norma chiara e definita e il rispetto della privacy”. “La norma – ha aggiunto Poletti – estende i controlli sui nuovi strumenti di lavoro (tablet, telefonini), l’utilizzo delle informazioni può essere fatto solo in rispetto della privacy ma l’autorizzazione sindacale o del ministero non è necessaria per cellulare e tablet ma solo per telecamere”.
Infine “addio alle dimissioni in bianco. La certificazione della richiesta di dimissioni dovrà essere fatta su un modulo che va scaricato dal sito del ministero del Lavoro, se non c’è un modulo datato e certificato la dimissione non è valida” spiega il ministro che conclude “non è detto che gli interventi di riforma della legge Fornero in direzione di una maggiore flessibilità vadano in legge di stabilità”.
Attilio Di Sabato