Pensioni: quelle dei sindacalisti sono più vantaggiose rispetto a quelle dei lavoratori dipendenti
Mediamente più vantaggiose, a parità di regole. E’ quanto emerge nell’indagine “Porte aperte” effettuata dall’INPS in merito alle pensioni dei sindacalisti ed al loro parallelo con quelle dei lavoratori dipendenti. Una situazione dovuta alla possibilità di cumulare la contribuzione figurativa del lavoro in aspettativa a quella dell’impegno nell’associazione sindacale. Inoltre, i contributi versati dal sindacato risultano valorizzati applicando le regole ante 1993, che prevedono il calcolo pensionistico in base all’ultima retribuzione percepita.
Come sottolineato dall’INPS, le regole contributive e previdenziali dei sindacalisti sono dunque diverse da quelle degli altri lavoratori, perché “possono vedersi ugualmente versati i contributi (o addirittura lo stipendio) da enti terzi rispetto al sindacato presso cui prestano effettivamente il proprio lavoro e perché possono, prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose”.
Pensioni e aspettativa
Inoltre, secondo l’INPS, l’aspettativa retribuita nel settore privato è molto rara, a differenza di quello pubblico. Secondo i dati, nel 2013 i lavoratori del settore pubblico in distacco sindacale (cioè con aspettativa retribuita) erano 1.045 mentre i dipendenti in aspettativa sindacale erano 748. Come sottolineato sempre dall’INPS, “i contributi sulla retribuzione figurativa del lavoratore sono a carico della gestione previdenziale di appartenenza, quindi della collettività dei lavoratori «contribuenti» della gestione”.