La calda accoglienza dell’establishment italiano a Cernobbio, grazie anche alla presenza di imprenditori amici, da Riccardo Illy ad Andrea Guerra suo superconsulente economico, ha rincuorato il premier Matteo Renzi, occupato, testa e cuore, a far approvare la riforma delle riforme: la tanto discussa legge elettorale. Il premier in un colloquio con il Corriere della Sera non ha nascosto di preferire un incontro con Bono Vox, leader degli U2, a Cernobbio (appuntamento snobbato lo scorso anno) però ha ammesso di essersi “divertito”. “Mi sono divertito ad andare dai ciellini a dire che vent’anni di berlusconismo hanno bloccato il Paese. Oggi mi sono divertito a dire all’establishment italiano che i salotti buoni sono chiusi per sempre. Che la logica degli amici degli amici è finita. Che la stagione del capitalismo di relazione appartiene al passato. Che il sindacato ha fatto danni, ma i patti di sindacato ne hanno fatti ancora di più. Che la politica deve cambiare e sta cambiando, ma pure l’imprenditoria deve cambiare uomini e logiche, e aprirsi a una nuova generazione. E a dire che secondo la stragrande maggioranza degli economisti gli 80 euro non sarebbero serviti a niente, mentre ora Bankitalia sostiene che hanno fatto ripartire i consumi. Qui non se ne saranno accorti; chi guadagna 1200 euro al mese sì”.
Legge elettorale, Renzi: “Si sta discutendo”
Affrontati gli economisti in giacca e cravatta al premier ora tocca una missione ben più difficile e angusta: convincere la minoranza del Pd a votare la legge elettorale. Sulle modifiche spiega Renzi, “si sta discutendo“. “A me va bene tutto: il listino collegato alle elezioni regionali, oppure delegare la scelta alle Regioni. L’importante è che non si rivoti un articolo che è già stato votato due volte”.
Legge elettorale, la minoranza Pd: “Nessuna apertura dal governo”
E’ la discussione sulla riforma dell’articolo 2 che interessa infatti i dissidenti. Si era parlato di un’apertura della minoranza Pd alle modifiche del governo con il lodo Boschi-Finocchiaro che prevede per il futuro Senato un listino ma non da inserire nell’articolo 2 del ddl. Ma Pier Luigi Bersani nega tutto. “Non si può scrivere in un articolo della Costituzione una cosa ed in un diverso articolo pleonasticamente un’altra”. Roberto Gotor, senatore della sinistra Pd, racconta al Corriere della Sera, che l’apertura altro non è che una “presunta mediazione, una cosa vecchia presentata come nuova. Di listino si era già discusso a luglio nelle sedi opportune, la commissione Affari costituzionali. E la proposta era già stata criticata, perchè insufficiente”.
Più chiaro dei suoi colleghi di partito, è l’ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza, che in un’intervista a Repubblica chiude, quasi, a Renzi. “Chiediamo l’elettività, ma non abbiamo alcuna preclusione sul come”.
A loro ha risposto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: “L’impianto complessivo della riforma costituzionale è condiviso al 90%» in Parlamento. Ora bisogna vedere se si può discutere su elementi – ha aggiunto – che non dico trascurabili ma che non sono l’asse portante della riforma, quest’ultima non si tocca”.