Immigrazione: i siriani continuano a fuggire a causa della guerra, l’Europa si interroga sulle modalità dell’accoglienza, nel frattempo emerge lo strano caso delle monarchie del Golfo. Gli stati più ricchi della regione non hanno accolto un singolo rifugiato di Damasco.
Immigrazione: chi ha paura dei siriani?
Sono oltre 4 milioni i siriani che sono stati costretti a fuggire dall’inizio della guerra, la maggior parte di loro vive in campi profughi, spesso sovraffollati, posti in Turchia, Libano, Giordania, Egitto e Iraq. Molti altri, è noto, tentano di arrivare in Europa, affrontando un lungo e pericoloso viaggio. Mentre il dibattito sulle modalità di accoglienza (e non) infuria da Roma a Berlino, da Budapest a Londra, le monarchie del Golfo – gli stati più ricchi e influenti del Medioriente e non solo – continuano a rifiutarsi di accogliere anche un solo rifugiato siriano.
Sherif Elsayd-Ali, responsabile per i diritti di rifugiati e migranti di Amnesty International, non ha esitato a definire l’inazione di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Bahrein e Oman come “un record assolutamente terribile”, considerando che insieme – nel solo 2012 – hanno speso 100 miliardi di dollari circa per la difesa. Studiosi e think tank dei paesi sopraccitati sostengono che il trauma subito dai siriani gli renderebbe difficile l’inserimento nelle società del Golfo. Tuttavia, non è da escludere il timore di accogliere dei “terroristi” o, ancor di più, delle persone “politicamente attive” (con rischi di influenza su una cittadinanza sostanzialmente “passiva”).
Immigrazione: non è stato sempre così
Anche se nessuno dei paesi del Golfo ha firmato la Convenzione sui diritti dei rifugiati del 1951, in passato hanno spesso mostrato la propria generosità. A testimoniarlo il numero di palestinesi, libanesi e yemeniti che vivono ancora oggi nella penisola araba. Ai tempi dell’invasione da parte dell’Iraq di Saddam Hussein, gli altri paesi si distinsero per l’accoglienza di centinaia di migliaia di kuwaitiani. Forse memore di quell’esperienza, il Kuwait – “pioniere” (anche se a fasi alterne) dei diritti umani in Medioriente – ha deciso di rinnovare “a lungo termine” il permesso di soggiorno ai 120mila siriani presenti sul suo territorio.
Sulla stessa scia si potrebbe ricordare che gli Emirati Arabi Uniti si sono fatti carico delle spese di costruzione di un campo profughi per decine di migliaia di siriani in Giordania. Dal canto loro anche Arabia Saudita e Qatar, oltre a inviare denaro, donano cibo e vestiti ai siriani profughi in Turchia, Giordania e Libano. Si stima che gli stati del Golfo, dall’inizio del conflitto siriano, abbiano stanziato 900 milioni dollari di aiuti, 4 volte meno degli Usa. Tuttavia, si torna sempre al punto iniziale: quasi 2 milioni di rifugiati accolti dalla Turchia, poco più di un milione dal Libano, la Giordania ha accolto 620mila siriani, l’Iraq circa 240mila, l’Egitto 130mila. E le monarchie del Golfo? Il totale dei rifugiati accolti è uguale a zero.