L’accusa viene direttamente da una delle penne più celebri della stampa nostrana, Vittorio Feltri. Un j’accuse nei confronti della classe politica parlamentare, accusata spesso di inezia. Feltri, invece, sostiene che i lavori parlamentari vi sono (si vedano le proposte di legge). Tuttavia sono “indecenti”.
“Non è vero che i parlamentari siano solo poltronisti e poltroni”, afferma Feltri. “In realtà, deputati e senatori, se si tratta di promuovere iniziative stolide, meglio se completamente superflue, si danno un gran da fare e si battono con vigore”. Il fondatore di Libero prende ad esempio “53 proposte di leggi istitutive riguardanti giornate commemorative da dedicarsi a molteplici temi. I nostri eletti sono dotati di notevole sensibilità nei confronti del futile, dell’inopportuno, dell’accessorio e del riempitivo”. Le definisce “indecenti”, Feltri, quelle iniziative.
In esame alcune “strampalate” proposte parlamentari: da “la giornata da riservare alla sicurezza condominiale” a “il ricordo della battaglia di Lepanto” (non aiuterebbe, secondo Feltri, alla riappacificazione fra cristiani e islamici). “Altre proposte (poco originali) – sostiene – sono le giornate a favore della scuola, della cultura e della famiglia. Non sono da trascurare altre date, da fissarsi, contro la criminalità, il degrado ambientale e l’omofobia. Condividiamo lo spirito del vasto programma, però ci domandiamo che effetto produrrebbe la sua realizzazione: i criminali rinsavirebbero e diventerebbero bravi ragazzi? Gli inquinatori cesserebbero di avvelenare il Paese? Gli omofobi si trasformerebbero in estimatori dei rapporti omosessuali?” Domande retoriche, quelle di Feltri. Le iniziative sono fine a sé stesse, per questo avrebbero poca efficacia. Troppo autoreferenziali. L’ex direttore de Il Giornale e di Libero rifugge poi dalle date rievocative perché ritiene che diano adito a parlare e non fare e lo esplica concludendo retoricamente l’editoriale su Il Giornale: “è il caso di perdere tempo a inventare altri pretesti per parlare, evitando così di fare?”.
Daniele Errera