Elezioni Milano: entra nel vivo la partita per la carica di primo cittadino, con i partiti che stanno cominciando a delineare i vari schieramenti e affrontando i primi problemi. All’indomani della scelta di Pisapia di non ricandidarsi, scelta non comune trai sindaci di grandi città, è da subito nato un problema per il premier/segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, che non vuole assolutamente sottovalutare la sfida di Milano e certamente non creare il caos che si è avuto in Campania per le regionali dello scorso maggio.
Tra le fila del centrodestra, aumentano le quotazioni di Paolo Del Debbio, giornalista Mediaset e conduttore della nota trasmissione Quinta Colonna. Il giornalista, molto apprezzato dalle alte sfere di Forza Italia, avrebbe anche delle ottime chances di vincere, con l’appoggio della Lega Nord. Secondo gli ultimi sondaggi (Agosto), infatti, una coalizione tra Forza Italia e Lega Nord raggiungerebbe circa il 37% dei consensi, staccando di molto il Partito Democratico fermo al 30.5% (a cui va aggiunto, probabilmente, Sel che viaggia intorno al 2.5%). I grillini, invece, nonostante Milano non sia mai stato un fortino a causa della ‘supremazia’ della Lega, stanziano al 19%, guadagnando comunque 5 punti rispetto alla rilevazione precedente.
La sinistra ancora alla ricerca dell’uomo giusto
Ma se a destra la partita è quasi chiusa, a sinistra la situazione è più caotica. Non vi sono ancora nomi realistici per l’ambita carica, e in questi giorni trapelano soprattutto due nomi. Il primo è Emanuele Fiano, renziano di AreaDem, da anni esponente di spicco del partito milanese apprezzato per la sua esperienza e la sua personalità. Secondo i sondaggi, Fiano avrebbe un gradimento del 37%, un risultato che potrebbe facilmente trascinare il Partito Democratico al ballottaggio.
Elezioni Milano, ipotesi De Bortoli
Il secondo nome è quello di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera e de Il Sole 24 Ore. Il più grande ostacolo alla candidatura del giornalista, però, è il suo rapporto difficile con Renzi, definito in passato “un maleducato di successo” in odore di “massoneria“. Ma nonostante qualche giorno fa abbia dichiarato di non essere interessato alla carica di sindaco, negli anni si è costruito una posizione forte a Milano: è presidente del Museo della Shoah di Milano, ha un ottimo rapporto con gli industriali del convegno Ambrosetti, guida il Vidas (un’istituto caritatevole gestito dalla borghesia milanese) e la casa editrice Longanesi. Un profilo perfetto, e forse vincente, se non fosse per il suo stretto legame con Prodi, con cui condivide il pessimo rapporto con il premier.
A Milano, quindi, il PD affronterà una nuova difficile sfida. Una sfida ancora aperta e dai contorni da definire su cui inoltre c’è da verificare il reale disimpegno del segretario della Lega Matteo Salvini.
Francesco Di Matteo