Emendare o non emendare l’articolo 2 della Riforma del Senato è la questione che tiene banco nella politica italiana. Calderoli prova a sbrogliare la matassa con la proposta di un emendamento su cui far convergere il voto delle opposizioni mettendo in minoranza i senatori renziani.
“La microchirurgia è il mio mestiere – afferma l’esponende leghista – il mio emendamento all’articolo 2 è un intervento circoscritto, che cancella poche parole e può mettere d’accordo tutti”. A dirlo è il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli che intervistato dal Corriere della Sera torna così sulla riforma di Palazzo Madama: “giovedì ho mandato a tutte le forze politiche il testo del mio emendamento. Riguarda l’elettività del nuovo Senato, anche se per me resta un aspetto marginale della riforma”. Spiega cosa propone: “uno strumento abrogativo, come i referendum radicali. Si sopprimono poche parole e si mantiene l’impianto dell’articolo 2: il consiglio regionale elegge senatori 21 sindaci”. “Ma i 74 senatori restanti verranno eletti direttamente, sulla base di una legge ordinaria che seguirà”. Perché dovrebbe funzionare? “Perché non si avrebbero ne’ vinti ne’ vincitori. Un noto costituzionalista mi ha detto: non è bella ma è una genialata. L’elezione indiretta viene salvata parzialmente e c’è una parte di elezione diretta. Come vogliono l’opposizione e il buon senso”.
Gli emendamenti di Calderoli: “510.293 per la precisione”
“Penso che questo emendamento possa essere votato dalla Lega, Forza Italia, Ncd, 5 Stelle, Sel, gruppo misto e dissidenti Pd”. I renziani? “Avremmo il 70-80 per cento dei voti, loro diventerebbero minoranza della minoranza”. Quanto ai 500mila emendamenti da lui presentati, “se passa la mia proposta li ritiro tutti. Sono 510.293 per la precisione. Ne ho pronti altri 8 milioni per l’Aula: 4.500 tonnellate di carta. Sopra il milione il Senato non è in grado di stamparli. E anche se fosse, per il peso farebbe un inchino modello Concordia verso piazza Navona e sprofonderebbe. Non mi costringano a questo”.