Le elezioni primarie sono un totem del centro sinistra, ormai. Particolarmente del Partito Democratico. Rinunciarvi non sembra proprio una buona idea, proprio in quanto evento fondante del partito. A Milano, in questi giorni, si discute circa l’utilità di organizzarle, data la delicata situazione del dopo-Pisapia. Il Pd sta comunque cercando di ‘salvarle’, nonostante la moltiplicazione dei candidati e l’investitura di Giuseppe Sala da parte di Renzi.
“A me piace moltissimo”, aveva affermato Renzi nei confronti di Sala, commissario per l’Expo. Lui sarebbe impegnato anche nella fase post-Expo, ma le vie della politica, si sa, sono infinite. Per Palazzo Marino, tuttavia, non è solo il nome di Sala a circolare. Ferruccio De Bortoli, giornalista e scrittore, è uno dei più rumorosi nomi. Di quelli che escono dalla società civile, come Umberto Ambrosoli e Stefano Boeri (entrambi con un recente passato di candidature). Poi ci sono i ‘politici di professione’: Emanuele Fiano (deputato del Partito Democratico), pronto a candidarsi alle primarie, l’ex vice presidente della provincia Roberto Caputo e l’assessore Pierfrancesco Majorino (sostenuto da Sel) che fanno corollario. Si vocifera anche Pippo Civati, per un ritorno di fiamma con la Regione da cui è politicamente esploso.
Nomi a parte, l’impasse nel Pd lombardo e milanese era evidente. Adesso le nuove regole imposte danno maggiore chiarezza per lo svolgimento delle primarie: anzitutto vi sarà lo scontro fra tutti, poi un ballottaggio fra i due nomi con più voti ottenuti (a meno che un candidato non abbia superato il 40% al primo turno). Inoltre esponenti di destra (anche coloro che nel passato militarono con la fazione opposta) non potranno candidarsi. Un vero e proprio divieto, specialmente nei confronti di uomini e donne Ncd. Anche Pisapia spinge per questo modo di selezione dei candidati: “il percorso che abbiamo deciso in piena condivisione porterà alle primarie e non ci sono motivi per modificare questa decisione”. Primarie sì, ma non si sa quando. Sicuramente non prima del 2016, ultima annata utile. A metà anno, poi, saranno di nuovo elezioni comunali.
Milano, centrodestra alla ricerca di un candidato unico
Se nel centrosinistra la questione è tutta incentra su “primarie sì primarie no”, nel centrodestra si cerca ancora la quadra generale, sia per quanto riguarda le alleanze sia per la ricerca di un candidato spendibile politicamente. Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Area popolare, si tira fuori dai giochi. Un “passo indietro voluto” sostiene, affinchè nel capoluogo lombardo si possa iniziare un nuovo percorso unitario delle forze di centrodestra. L’obiettivo di Ncd, in vista delle Comunali del 2016, è infatti l’unità del centrodestra. Per questo Lupi lancia la parola d’ordine “Insieme” che, specifica, “non è solo un appello, ma è una campanella – anche a livello nazionale – che continua a suonare. Dalle macerie del centrodestra, la storia ci sta dando una grande opportunità di ripartire, anche se siamo diversi e tanti temi ci vedono lontani”. Ieri il Corriere della Sera ha fatto il nome di Paolo Romani, attuale capogruppo di Forza Italia al Senato, che godrebbe delle simpatie sia di Berlusconi che di Salvini.
Daniele Errera