“Binario morto“. A recitare il de profundis che potrebbe segnare la fine di qualsiasi trattativa sulle riforme è Doris Lo Moro, capogruppo dem in commissione Affari costituzionali e membro della minoranza Pd. “Questa riunione non serve più perché Renzi non vuole dialogare” argomenta Lo Moro che abbandona di fatto il tavolo tecnico al quale erano presenti la ministra Maria Elena Boschi, la presidente Finocchiaro (che ha dichiarato inammissibili gli emendamenti all’articolo 2, tranne il comma 5), il sottosegretario Pizzetti, i capigruppo Zanda e Rosato, e Fiano.
Nonostante Boschi e il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato, ostentino ottimismo (“Non è saltato alcun tavolo” e “Verdini ha già votato questa riforma”) la sensazione è che se non si troverà una quadra, il governo potrebbe rischiare di cadere durante la votazione che seguirà al Senato. L’ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, lo sa bene, per questo ribadisce di non vedere possibile un’intesa “al di fuori del percorso indicato dalla presidente Anna Finocchiaro sopratutto se si vuole riaprire la scelta di un Senato che rappresenti le istituzioni territoriali”.
Riforme, Guerini: “Non vogliamo andare al voto anticipato”
La trattativa pare però ad un punto morto. Soprattutto dopo che il governo ha ribadito che la modifica dell’articolo 2 non è in discussione. Alcuni, nella minoranza Pd, sospettano che il premier voglia tirare la corda e andare ad elezioni. Ipotesi smentita seccamente dal vicesegretario Pd, Lorenzo Guirini, in un’intervista a La Stampa: “Noi non abbiamo in mente il voto anticipato, lavoriamo per far passare le riforme strutturali. Sono convinto che al Senato ci saranno i numeri, prevarrà da parte di tutti il senso di responsabilità”.
Riforme, Alfano chiede modifiche
Ma il senso di responsabilità chiesto da Guerini potrebbe non arrivare dagli alleati di governo del Ncd. “La legge elettorale l’abbiamo voluta e votata, pensiamo tuttavia che serve correggere il premio alla lista che arriva prima, ma su questo non facciamo nessun ricatto, non è che diciamo o così o ti faccio cadere” afferma a Rtl il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Riforme, nessun soccorso azzurro
E senza modifiche all’Italicum anche il discusso “soccorso azzurro” è in dubbio. Parola di Giovanni Toti: “Quel che chiediamo per tornare a discutere non sono piccoli aggiustamenti al pacchetto riforme, ma modifiche sostanziali” afferma a Repubblica il governatore della Liguria che spiega le sue condizioni per garantire il sostegno di Fi alle riforme: “primo: occorre la disponibilità a ragionare sulla legge elettorale, per tornare al premio di coalizione. Occorre modificare il titolo V della Costituzione nella parte in cui regola i rapporti tra Stato e Regioni, occorre modificare le competenze e i criteri di composizione del Senato”.
Riforme, governo prova ad accelerare
Ma il governo non ha intenzione di continuare a tirarla per le lunghe. Molto probabilmente tra oggi e domani il gruppo del Pd chiederà di calendarizzare direttamente per l’Aula il testo di riforma costituzionale. I Dem, infatti, secondo quanto si apprende da fonti maggioranza, avrebbero deciso di accelerare i tempi di esame evitando che il ddl Boschi “resti impantanato ancora a lungo in commissione”. Un accelerazione confermata anche dal premier Matteo Renzi: “Entro il 15 ottobre la legge di stabilità deve essere presentata in Senato e questo rende anche ragione della data del 15 ottobre per la conclusione delle riforme”.