Con la revisione dell’articolo 4 bis “oggi potremmo assistere alla realizzazione di una delle aspirazioni fondamentali delle menti raffinatissime degli strateghi di Cosa Nostra”. A dirlo è il pm di Palermo Nino di Matteo, intervistato dal Fatto Quotidiano.
“Mi sembra che si vada verso lo svilimento della funzione di deterrenza della sanzione penale. Ma mi preoccupa ancora di più la previsione dell’abolizione di quelle preclusioni introdotte con una legge del 1991, l’art. 4 bis, fortemente voluta da Giovanni Falcone che a oggi impediscono la concessione di benefici penitenziari a esclusione della liberazione anticipata, ai detenuti di mafia a meno che non abbiano iniziato a collaborare con la giustizia. E potremmo assistere a un altro passo verso lo smantellamento di quella legislazione antimafia che si rivelò all’inizio degli anni 90 finalmente efficace”, cioè il ‘doppio binario’ legislativo e penitenziario.
Perché questo ‘doppio binario’ è così importante? “Intanto – spiega Di Matteo – perché legava la concessione delle attenuanti alla collaborazione con la giustizia, che fu una delle intuizioni di Falcone. E poi perché è storicamente accertato che ai mafiosi non fa paura il carcere ma una detenzione che sia tale da impedire la loro speranza di poter continuare a comandare e ciò finora è avvenuto anche attraverso l’applicazione del 4 bis che si è rivelato efficace”.
“Oggi invece – afferma il magistrato antimafia – si introduce il principio di concedere benefici quali l’ammissione al lavoro esterno, la fruizione di permessi premio o altre misure alternative come la detenzione domiciliare o la semilibertà a tutti i detenuti per mafia”.