La questione immigrazione è da tempo uno dei temi al centro della scena politica, capace di influenzare scelte di governo e cittadini. Tra dati reali, speculazioni politiche, percezione dei cittadini, sembra ancora difficile distinguere tra dati reali e luoghi comuni.
Per riuscire ad avere una chiave di lettura della questioni immigrazione è stato da Openpolis, in collaborazione con ActionAid “Immigrazione, il giorno dopo”: un dossier sull’integrazione degli stranieri in Italia, con dettagli sulle singole regioni e il confronto con gli altri paesi europei. Il dossier fornisce un approfondimento sulle comunità presenti e il loro inserimento nella scuola e nel mondo del lavoro.
La popolazione straniera residente in Italia ammonta all’8% del totale (quasi 5 milioni), concentrata prevalentemente nel centro-nord (il 12% in Emilia-Romagna) e comprende 190 nazionalità. La comunità più rappresentata, con 1 milione di persone, è quella rumena. Il 71% della comunità straniera è composta da cittadini extra-comunitari con permesso di soggiorno. Nel 2013 i nuovi rilasci temporanei sono stati per motivi lavorativi (il 33%), familiari (25%) e di studio (10%). I permessi rilasciato legati alle ultime emergenze rifugiati (asilo politico o motivi umanitari) sono stati il 7,49%. La Lombardia ha rilasciato il 25,7% dei permessi di soggiorno, il Molise lo 0,1.
La presenza straniera in Italia ha prodotto effetti anche nel mondo della scuola e del lavoro. La percentuale di alunni stranieri iscritti nel sistema scolastico italiano è infatti in costante crescita: si è passati dal 4,8% dell’anno scolastico 2005/2006, al 9% del 2013/2014. La distribuzione non è omogenea e produce ampie differenze tra le regioni: si passa dal 15,3% di stranieri nelle scuole dell’Emilia Romagna al 2,1% della Campania. Gli stranieri nelle scuole sono per la maggior parte nati in Italia: nell’anno scolastico 2013/2014 gli italiani di seconda generazione erano il 51,72% del totale.
Se la percentuale di stranieri nelle scuole cresce, il divario nel rendimento scolastico rispetto agli studenti italiani rimane ancora alto. Se l’11% degli alunni italiani è in ritardo nel percorso scolastico, nel caso degli stranieri il dato triplica (36%), stesso rapporto anche per il tasso di abbandono scolastico: si passa dal 13% degli italiani che non terminano il percorso scolastico, al 34% per i cittadini stranieri.
Il passaggio dalla scuola al lavoro è un momento cruciale per l’integrazione degli italiani di seconda generazione, un percorso ancora pieno di difficoltà. La percentuale dei Neet, giovani che non lavorano e non studiano, è del 31,3% (il 21,2 per gli italiani) e la durata media del primo lavoro per i figli di immigrati è di 11 mesi, il dato più basso tra i paesi Ocse.
Gli effetti della crisi economica
La disparità tra italiani e stranieri nel mondo dell’istruzione si riflette anche nel lavoro. Nel nostro paese il 10,82% della forza lavoro è straniera (la media UE è del 7%), con un aumento in dieci anni del 146% (nel 2004 la forza lavoro era il 4,4%). Il tasso di occupazione di cittadini non comunitari nel 2014 è stato pari al 57,6% (riflette la media UE del 57%), gli stranieri sono impiegati prevalente mente nel settore delle costruzioni (16,6%) e delle costruzioni (14,2%).
Gli stranieri sono quelli che hanno risentito maggiormente degli effetti della crisi economica. Se per gli italiani il tasso di occupazione è diminuito di 2,6 punti percentuali, per i lavoratori stranieri il tasso è triplicato (8,3%). Parallelamente il rischio povertà ed esclusione per gli italiani è del 26,5% contro il 43,6% per gli stranieri.